regia: DARDENNE, LUC e JEAN-PIERRE
genere: drammatico
con Cécile de France, Thomas Doret, Jérémie Renier, Fabrizio Rongione, Egon Di Mateo, Olivier Gourmet
location: Belgio
voto: 6,5
I cineasti più neorealisti che ci siano in circolazione (a contendere loro lo scettro c'è solo Ken Loach) non potevano non richiamare quel film seminale che fu Ladri di biciclette per raccontare la vicenda di Cyril (Doret), un 12enne istituzionalizzato alla disperata ricerca di un padre che non lo vuole con sé (Renier). A prendersi cura di lui c'è Samantha (De France), la fatina buona che fa la parrucchiera e che per solidarietà con il ragazzino manda persino a monte il rapporto con il suo fidanzato. Nel suo incessante caracollare per la periferia belga a cavalcioni della sua bicicletta, Cyril impatta con Wes (Di Mateo), una sorta di Lucignolo ante-litteram, capetto di una baby gang. I due progettano insieme una rapina che rischia di finire in tragedia, ma che forse servirà a Cyril come viatico per una condotta più responsabile.
Con la loro inconfondibile cifra stilistica - fatta di macchina a spalla, iperrealismo degli ambienti, totale assenza di orpelli e musica ridotta a pochissime note, quelle di Beethoven - i fratelli Dardenne raccontano la parabola di un Pinocchio contemporaneo costretto a vivere in un mondo hobbesiano col quale difficilmente troverà mai un rapporto di cittadinanza. Asciutto, impermeabile a qualsiasi tentazione consolatoria, il film ha però meno mordente rispetto ad altre ragguardevoli opere dei due fratelli belgi.
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