regia: POLLACK, SYDNEY
genere: documentario
con Frank O. Gehry, Sydney Pollack, Michael Eisner, Bob Geldof, Dennis Hopper, Philip Johnson, Eddie Ruscha, Julian Schnabel
location: Usa
voto: 8
Quando negli anni '90 Frank Gehry, l'architetto americano tra i più famosi e premiati al mondo, chiese al suo amico Sydney Pollack di girare un documentario su di lui, il regista di Corvo Rosso, I tre giorni del condor Tootsie e altri monumenti del cinema a stelle e strisce rispose: "Ma se non so nulla né di documentari né di architettura!". "Appunto lo chiedo a te!", fu la replica di Gehry. Comincia così questo documentario su un personaggio che può essere considerato come il trattino d'unione tra l'arte scultorica e l'architettura. Con l'aiuto di due semplici videocamere digitali (la pellicola è utilizzata soltanto per le riprese degli edifici), Pollack racconta la parabola straordinaria di questo architetto visionario, anticonformista, incline alle linee curve, una sorta di cubista prestato all'architettura, refrattario alle regole di una disciplina tetragona. Il documentario ha una struttura classica che alterna testimonianze, aneddoti, riprese durante il lavoro e vedute delle opere. Potrà far storcere il naso a qualcuno questo ebreo che si sentiva tanto minacciato dalla sua appartenenza confessionale da cambiare il nome da Goldenberg a Gehry (e infatti Pollack dà voce anche ai suoi detrattori), ma non si può non restare affascinati dall'uso inimitabile che l'architetto di origine canadese ha saputo fare della luce, delle forme, dei materiali, anche a rischio di far sembrare le sue "creature" come delle astronavi atterrate in territori alieni (e Pollack è bravissimo a mostrare gli scorci di Bilbao in cui il contrasto tra il Museo Guggenheim e il resto del paesaggio urbano è fortissimo). Diventato una archistar, o forse addirittura un vero e proprio marchio a dispetto di quelle insicurezze di fondo che - attraverso la testimonianza del suo analista - ne mettono a nudo l'umanità, Gehry ha avuto l'indiscutibile capacità di dare una forma con grazia fanciullesca a quel suo talento che è un malessere allo stato liquido. È una frase riportata nel film, alla quale si accompagna una miriade di altri aneddoti. Vale la pena di ricordarne due: quando un critico gli domandò da dove prendesse la sua ispirazione, lui rispose: "guarda nel secchio dell'immondizia. Vedi quante forme possono scaturirne?". Ma la migliore è quando una mattina, facendosi la barba, si accorse che nel bagno di casa sua non entrava abbastanza luce. Allora prese un martello e creò un'asola nel muro. Questo è Frank Gehry. Imperdibile.
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