giovedì 22 marzo 2012

Emma


(Tommaso Labranca, da Film Tv, marzo 2012)

È appena uscito il nuovo disco di Bruce Springsteeen dedicato alla crisi che colpisce i lavoratori statunitensi. Springsteen è una persona seria e non si è messo a cavalcare un onda emotiva: sono anni che sta dalla parte della classe operaia e non solo a parole. In Italia, colpiti dal gran parlare che signore e signori in Tod’s fanno della miseria, un ragazzotto ha deciso di fare il grande e di scrivere una canzone impegnata. Si tratta di Kekko Silvestre e mi scusi il Boss se accosto il Suo nome accanto a quello della ululante frontman dei Modà. Poi Kekko passa il pezzo a tale Emma, idolo e prototipo delle nullafacenti che stazionano da Abercrombie per vedere i commessi seminudi. La canzone parla della disoccupazione, problema che non tocca né Kekko né Emma, visto che riescono a coniugare pranzo e cena urlando malamente nei microfoni. Il testo del brano è esilarante sin dall’inizio: «Ho dato la vita e il sangue per il mio Paese/e mi ritrovo a non tirare a fine mese». Chi parla? Un ex combattente del fronte grecoalbanese? Un donatore Avis? No, è Emma che pare si rivolga addirittura al Presidente della Repubblica, credendolo un giudice di Amici di Maria De Filippi «Se tu hai coscienza guidi e credi nel Paese/dimmi cosa devo fare per pagarmi da mangiare». Il verso vuole essere drammatico, ma cantato dalla florida Emma Marrone risulta credibile come Wanna Marchi quando vendeva dimagranti. Kekko, Emma Marrone, Alessandra Amoroso, Valerio Scanu. Tutti uniti da una stolta arroganza giovanilistica e da una inesistente autonomia. Tutti cantantini la cui data di scadenza sarà più breve di quella delle mozzarelle. Una si crede diva e blinda la sala trucco quando tocca a lei imbellettarsi. L’altra, dimostrando mancanza di spirito, non accetta le ironie di Fiorello e risponde offendendo. E questi vogliono dare lezioni di moralità al Paese? Signor Kekko e signorina Marrone, vi prego. Tornate a cantare storielle da tre metri sopra il cielo e lasciate perdere i mali della società. A proposito, il brano si chiama Non è l’inferno. Infatti non era l’inferno, ma qualcosa di peggio: Sanremo.

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