domenica 10 giugno 2018

Il figlio di Internet. Storia di Aaron Swartz (The internet's ownboy)

anno: 2014   
regia: KNAPPENBERGER, BRIAN    
genere: documentario    
con Aaron Swartz e con la voce narrante di Roberto Certomà    
location: Usa
voto: 7    

Aaron Swartz è stato un bambino prodigio. In lui pulsavano, per dirla con Calvino, tanto il cristallo dell'informatica quanto la fiamma della passione civile. Fu così che a soli 14 anni Aaron si trovò a dibattere sugli stessi tavoli dei capoccioni di internet e che successivamente fu l'artefice di una serie di iniziative strabilianti, tutte votate alla diffusione libera del sapere. Ad Aaron Swartz dobbiamo infatti il sistema RSS dei feed, quello che ci consente di avere informazioni in tempo reale sull'aggiornamento delle pagine che seguiamo, il Creative Commons, che ha rivoluzionato il diritto d'autore, o anche la diffusione di tutti i documenti giuridici pubblici americani (che fino a quel momento erano accessibili solo a pagamento), frutto di un'arditissima operazione di hackeraggio. Inviso al potere alla stregua di Edward Snowden o di Julian Assange, Swartz crollò - suo e nostro malgrado - quando rese pubblici gli articoli accademici contenuti su JSTOR, la biblioteca digitale l'accesso alòla quale può costare una fortuna alle istituzioni che ne vogliano rendere disponibile i contenuti ai loro utenti. Convinto della necessità di liberare la conoscenza, a Swartz furono prospettati 35 (trentacinque!!!) anni di carcere e 4 milioni di dollari di multa. Stressatissimo da una vicenda a dir poco kafkiana, il "figlio di internet" si suicidò per impiccagione a soli 27 anni, lasciando il mondo privo di un genio che era l'esatto opposto di quella sanguisuga di Steve Jobs, essere immondo votato solo al sesterzio.
Brian Knappenberger, già autore di Anonymous, si affida alle testimonianze dei suoi familiari, a quelle dei guru della rete (tutti nomi altisonanti come Tim Berners-Lee o Lawrence Lessig), a molti filmati di repertorio e a una serie di animazioni che sono il vero valore aggiunto di un documentario necessario, raccontato con partecipazione febbrile ed encomiabile per la capacità dimostrata di porre una questione tanto rilevante come quella della libera circolazione del sapere.    

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