sabato 25 ottobre 2014

Il sale della terra (The Salt of the Earth)

anno: 2014       
regia: SALGADO, JULIANO RIBEIRO * WENDERS, WIM  
genere: documentario  
con Sebastiao Salgado, Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado  
location: Brasile, Francia
voto: 7,5  

Sono gli uomini il sale della terra. Gli uomini con le loro sofferenze, la loro miseria, la loro ineguagliabile crudeltà. È a loro che si rivolge lo sguardo di uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi, Sebastião Salgado, al quale il figlio Juliano e un Wim Wenders che - alla stregua di Herzog e della generazione di grandi cineasti tedeschi dei '70, sembra avere scelto la strada del documentario (Pina) - hanno dedicato questo film capace di mettere la macchina da presa un passo indietro, a costante vantaggio di un bianco e nero fotografico di devastante potenza emotiva. Il film procede attraverso il racconto del suo autore che, rimbalzando tra note autobiografiche e considerazioni sul mondo visto attraverso il suo sguardo, avanza ordinatamente per epoca: dagli anni degli studio di economia alla scoperta, quasi casuale, del piacere della fotografia (grazie anche a una delle tante felice intuizioni della sua compagna di sempre). Ne emerge il ritratto di un viaggiatore instancabile, testimone di situazioni estreme: la ricerca dell'oro in Brasile, il genocidio in Ruanda, il conflitto etnico fratricida in Europa, nella ex-Yugoslavia, i corpi devastati dalla carestia nel Sahel, i pozzi di petrolio che bruciano in Kuwait. E poi i continui ritorni in Brasile, fino alla riconciliazione con la natura, arrivata grazie al reportage faunistico di Genesi, figlio di un progetto di rigenerazione ambientale al quale Salgado sta lavorando da anni e che ha consentito alla natura di risorgere nella fazenda avita dopo che siccità e devastazioni la avevano distrutta.
Se le fotografie sono capolavori indiscutibili, è più difficile dare un parere sul documentario come opera cinematografica che vada al di là del suo senso altissimamente morale, della sua finezza antropologica: la paradossale fotogenia della sofferenza è talmente penetrante, estrema, accusatoria nei confronti di tutta l'umanità da costringere a sospendere qualsiasi altro giudizio. In ogni caso, si tratta di un'opera imperdibile.    

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