sabato 8 maggio 1999

Trentadue piccoli film su Glenn Gould (Thirtytwo short films about Glenn Gould)

anno: 1993
regia: GIRARD, FRANÇOIS 
genere: biografico 
con Colm Feore, Derek Keurvorst, Katya Ladan, Devon Anderson, Joshua Greenblatt, Sean Ryan, Kate Hennig, Sean Doyle, Sharon Bernbaum, Don McKellar, David Hughes, Carlo Rota, Peter Millard, John Dolan, Allegra Fulton, Dick Callahan, Guy Thauvette, R.D. Reid, Conrad Bergschneider, Gerry Quigley, Gale Garnett, David Young, James Kidnie, Maia Filar, Marina Anderson-Carradine, Marie-Josée Gauthier, Nick McKinney, Moynan King, Knowlton Nash, Michael Kopsa, Len Doncheff, Ian D. Clark, David Clement, Jimmy Loftus, Frank Canino, Bruno Monsaingeon, Yehudi Menuhin, Margaret Pacsu, Jessie Greig, Megan Smith, Walter Homburger, Ray Roberts, Bob Phillips, Jill R. Cobb, Bob Sylverman, Elyse Mach, Mario Prozak, Valerie Verity, Vern Edquist, Gilles Apap, Jean Marc Apap, Marc Coppey    
location: Canada
voto: 8 

La vita del geniale pianista canadese Glenn Gould (Colm Feore) raccontata in 32 frammenti (alla maniera delle bachiane Variazioni Goldberg, con le quali Gould fece il suo esordio discografico) che - attraverso la fiction e la testimonianza di chi lo aveva riconosciuto - ne ricostruiscono la complessa personalità. Emergono soprattutto la passione sfrenata per la musica di Bach, lo straordinario orecchio per la polifonia che fece di Gould un esecutore impareggiabile, la pignoleria che metteva nel suo lavoro, che lo portò a smettere di esibirsi dal vivo a soli 32 anni, l'ossessione per il telefono, i riti maniacali prima dei concerti, l'ipocondria che fece dell'artista un farmacodipendente, la loquacità torrentizia e la morte precoce che lo raggiunse poco dopo i cinquant'anni. Film gradevole ed originale allo stesso tempo, questa crestomazia di episodi della vita di Gould è raccontata con grande audacia espressiva, con un linguaggio cinematografico che attraversa i generi con incredibile efficacia facendo purtroppo dimenticare la più identificabile delle componenti del suo genio: "una fatica improba, bestiale e quotidiana" (Kezich).    

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