domenica 31 agosto 2014

Blindness - Cecità

anno: 2008       
regia: MEIRELLES, FERNANDO  
genere: fantascienza  
con Julianne Moore, Mark Ruffalo, Alice Braga, Yûsuke Iseya, Jason Bermingham, Eduardo Semerjian, Don McKellar, Ciça Meirelles, Antônio Fragoso, Lilian Blanc, Douglas Silva, Daniel Zettel, Yoshino Kimura, Joe Pingue, Susan Coyne, Fabiana Gugli, Mitchell Nye, Danny Glover, Joe Cobden, Mpho Koaho, Sari Friedland, Gael García Bernal, Tom Melissis, Tracy Wright, Amanda Hiebert, Jorge Molina, Patrick Garrow, Gerry Mendicino, Matt Gordon, Sandra Oh, Anthero Montenegro, Fernando Patau, Otávio Martins, João Velho, Marvin Karon, Joseph Motiki, Johnny Goltz, Robert Bidaman, Niv Fichman, Oscar Hsu, Martha Burns, Scott Anderson, Michael Mahonen, Joris Jarsky, Billy Otis, Maury Chaykin, LinLyn Lue, Toni Ellwand, Mariah Inger, Nadia Litz, Isai Rivera Blas, Rick Demas, Kelly Fiddick, Matt Fitzgerald, Mike G. Yohannes, Norman Owen, Jackie Brown, Victoria Fodor, Agi Gallus, Bathsheba Garnett, Alice Poon, Plínio Soares, Rodrigo Arijon, Mel Ciocolato, Heraldo Firmino, Carol Hubner, Fernando Macário, Eduardo Parisi, Rodrigo Pessin, Domingos Antonio, Barnie, Jim  
location: Brasile, Canada, Giappone
voto: 5  

Impresa difficilissima quella di portare sul grande schermo la distopia dirompente e crudele dell'opera più nota del Nobel Saramago. Ci ha provato Fernando Meirelles, già apprezzato regista di The constant gardener, che ha cercato la quadratura del cerchio tra aderenza quasi pedissequa al testo originale e audacia della messa in scena. Ma è proprio questa impossibilità di gettare il cuore oltre l'ostacolo che fa sembrare Blindness una banalizzazione, fin troppo addomesticata, quasi una volgarizzazione del romanzo originale. La storia è quella di un'improvvisa epidemia di cecità che parte da un ragazzo di origini nipponiche che, in una città senza nome, perde la vista mentre è alla guida della sua auto. Dopo di lui, dall'oculista (Ruffalo) a moltissime altre persone, quella che sembra essere un'epidemia si diffonde al punto che le autorità decidono di confinare i ciechi in un nosocomio nel quale si è infiltrata un'unica persona vedente, la moglie dell'oculista (Moore). Qui l'igiene è un optional, i bagni vengono ridotti a latrine, i viveri ben presto cominciano a scarseggiare e le diverse camerate diventano in breve tempo altrettante fazioni che si danno battaglia per le pochissime risorse rimaste. L'aspetto più brutale del libro, quello che viene raccontato con dovizia di particolari e che, tra le tante nefandezze, costringe le donne a prostituirsi, nel film si risolve in poche note che non rendono altrettanto palpabile la bestialità degli individui ridotti in quelle condizioni.
Meirelles traduce dunque il testo di Saramago in un bigino che non emoziona né colpisce, quasi del tutto spogliato dal senso metaforico del romanzo (l'obbedienza cieca all'autorità che riduce gli uomini in bestie), riuscendo tuttavia a dare il meglio nella rappresentazione della cecità attraverso una fotografia sovraesposta e ad altissimo contrasto, diluita in una bianco lattiginoso e impreziosita da un uso raffinato dei fuori fuoco nonché da una scenografia che riesce a tradurre in maniera mirabile il paesaggio urbano devastato e trasformato in un'enorme cloaca.    

sabato 30 agosto 2014

Il fuoco della vendetta - Out of the Furnace

anno: 2014       
regia: COOPER, SCOTT  
genere: drammatico  
con Christian Bale, Woody Harrelson, Casey Affleck, Willem Dafoe, Zoe Saldana, Forest Whitaker, Sam Shepard, Dendrie Taylor, Tom Bower, Aaron Toney, Carl Clemons  
location: Usa
voto: 4,5  

Prendete The fighter. Cambiate qualche dettaglio e lasciate Christian Bale nel cast. Vi troverete con la questa copia sbiadita che racconta ancora una volta di un fratello buono (lo stesso Bale) che cerca di arginare le balordaggini di un altro fratello borderline (Affleck), reduce dall'Iraq. Bale stavolta cambia sponda e prende la parte di un operaio sfortunato che finisce in carcere per omicidio colposo, ne esce e tenta di redimere il fratello più piccolo il quale, per problemi di soldi, si è andato a mettere in un giro di combattimenti clandestini di boxe nel quale troneggia il cattivissimo DeGroat (Harrelson). La vicenda prende una brutta piega e Bale non si darà pace fino a quando non otterrà giustizia.
Dal regista di Crazy heart, un film retorico, prevedibile, in buona parte debitore nei confronti de Il cacciatore, giocato tutto sullo stesso registro monocorde che trova l'unica variazione nel finale in chiave western. Cast stellare sprecatissimo a servizio di un film destinato a farsi dimenticare immediatamente alla stregua del pessimo titolo della versione italiana (quello originale è Out of the Furnace). Premio Taodue camera d'oro per la migliore opera prima/seconda alla VIII edizione del festival internazionale del film di Roma (2013).    

venerdì 29 agosto 2014

Mud

anno: 2014       
regia: NICHOLS, JEFF   
genere: avventura   
con Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Tye Sheridan, Jacob Lofland, Sam Shepard, Ray McKinnon, Sarah Paulson, Michael Shannon, Joe Don Baker, Paul Sparks, Bonnie Sturdivant, Stuart Greer, John Ward Jr., Kristy Barrington, Johnny Cheek, Kenneth Hill, Michael Abbott Jr., Earnest McCoy, Allie Wade, Douglas Ligon, Matt Newcomb, Mary Alice Jones, Tate Smalley, Jimmy Dinwiddie, Ryan Jacks   
location: Usa
voto: 8   

Due quattordicenni che vivono nei pressi del delta del Mississippi trovano, in un isolotto in mezzo al fiume, una barca sospesa su un albero, condotta lì da chissà quale cataclisma atmosferico. Vorrebbero portarsela via, ma il problema è che quella è l'abitazione provvisoria di Mud (McConaughey), personaggio enigmatico sulla cui testa pende una taglia per l'uccisione di un uomo. I due ragazzini decidono comunque di procurargli il necessario per una fuga pianificata insieme alla ragazza per la quale ha commesso l'omicidio (Witherspoon). Ma nel frattempo, per Mud si apparecchia una spedizione punitiva.
Racconto di formazione tarato secondo i crismi del film d'avventura sul modello di Stand by me, Mud miscela una buona dose di ambiguità con un sottotesto che fa continuamente riferimento al tema della separazione. Ed è proprio nel gioco di rimandi tra la pertinacia con la quale uno dei due ragazzi, Ellis (Sheridan), si ostina a difendere il progetto di Mud - a dispetto delle tante zone d'ombra dell'uomo - e il suo timore che la separazione tra i suoi genitori e l'abbandono della casa-barcone sul fiume diventino reali che sta la parte più riuscita del film. Il quale rafforza i temi della sfida alla natura matrigna come nel precedente Take shelter, con Michal Shannon a fare da ideale ponte tra i due film.    

mercoledì 27 agosto 2014

Room 237. Un'analisi di Shining in 9 parti

anno: 2012   
regia: ASCHER, RODNEY  
genere: documentario  
con Bill Blakemore, Geoffrey Cocks, Juli Kearns, John Fell Ryan, Jay Weidner  
location: Regno Unito
voto: 7  

Ricordo che una volta vidi una mostra sulle illusioni della matematica (magnifica: ma erano tempi in cui noi romani avevamo Nicolini come assessore alla cultura..) nella quale, tra le altre cose, si prendeva in considerazione l'ipotesi che gli antichi egizi avessero conoscenze di astronomia e di fisica ben più complesse di quanto ci era stato raccontato dagli storici fino a quel momento. Per dimostrarlo, si cercavano le relazioni tra le proporzioni delle piramidi e le distanze siderali. Uno dei divulgatori della mostra portò come controprova un video nel quale veniva ripreso il chiosco di giornali sotto casa sua, mostrando che - analizzandone le proporzioni - si sarebbe potuti giungere alle medesime conclusioni.
Questa premessa per dire che Room 237, analisi del film Shining di Stanley Kubrick, tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King, compie più o meno lo stesso, spericolato percorso analitico: raccoglie varie tesi sui significati di Shining e cerca di dimostrarle. Sono tutte tesi accattivanti e suscita meraviglia la pertinacia con cui alcuni studiosi o semplici appassionati di cinema si sono cimentati nello scovare tanti significati reconditi. Le ipotesi? Shining è un film che parla dell'eccidio dei nativi americani. Anzi, no: parla dell'Olocausto. Altrimenti cosa ci starebbero a fare i simboli delle aquile o il numero 42 (l'anno nel quale Hitler decise la "soluzione finale") che ricorre a tutto andare? Qualcun altro azzarda che si tratti invece di un film che invia messaggi subliminali sulla sessualità (certo che di cose strane ce ne sono: dalla tv accesa ma senza cavo alle sedie che spariscono tra un taglio di montaggio e l'altro). Che si tratti invece di un tentativo di costruire delle mappe dell'inconscio? O di un'opera sul significato mitologico del Minotauro? O, ancora, del tentativo di Kubrick di farci sapere che è stato proprio lui a dirigere il set sul quale è stato sumulato l'allunaggio del 1969? Altrimenti perché mostrare la maglietta dell'Apollo 11 (l'astronave che portò i primi uomini sulla luna) e la stanza 237, con un numero che è esattamente un millesimo della distanza in miglia tra la terra e la luna? Tutte ipotesi affascinanti capaci di rendere il documentario una sorta di thriller enigmistico con enorme dispiegamento di fantasia per appassionanti di psicanalisi, cabala e occultismo. Una sola avvertenza, che leggerete all'inizio del film: Kubrick non ha mai avallato queste ipotesi e la fondazione Kubrick ne ha risolutamente preso le distanze. Ma quanto a fantasia: chapeau!     

domenica 24 agosto 2014

Drogati del web (Web junkie)

anno: 2013       
regia: MEDALIA, HILLA * SHLAM, SHOSH    
genere: documentario    
location: Cina
voto: 4    

In Cina l'allarme suscitato dalla quota crescente di ragazzi che passano ore incollati davanti agli schermi dei loro computer, per lo più a fare giochi interattivi in rete, è stato talmente acuto da far nascere dei presidi nosocomiali appositi per arginare il fenomeno. Si tratta di istituzioni totali nelle quali questi giovani, per lo più adolescenti e quasi sempre maschi, vengono internati e costretti a forme di socializzazione coatta e lavaggio del cervello. Lo spettatore non sa da quale parte guardare con più pena: se da quella dei ragazzi, che per restare incollati ai monitor arrivano a mettersi il pannolone pur di non interrompere il ritmo incessante delle partite via web, o da quella delle istituzioni, che sembrano procedere con i metodi di Muccioli. Al di là del dubbio, il documentario informa pochissimo, è ripetitivo e cerca di vellicare la commozione, trascurando completamente l'assemblaggio dei materiali, inadatto persino a una proiezione televisiva.    

venerdì 22 agosto 2014

Anarchia - La Notte del Giudizio (The Purge: Anarchy)

anno: 2014       
regia: DeMONACO, JAMES   
genere: horror   
con Frank Grillo, Kiele Sanchez, Zach Gilford, Michael K. Williams, Amy Paffrath, Cortney Palm, Carmen Ejogo, Edwin Hodge, Nicholas Gonzalez, Zoe Borde   
location: Usa
voto: 5   

È il 22 marzo del 2023: la data in cui in America i Nuovi Padri Fondatori hanno decretato la purificazione. Ognuno, per 8 ore, può usare le armi e uccidere chi vuole. È con questo sistema che nei rimanenti 364 giorni dell'anno la criminalità è stata quasi azzerata, come pure la disoccupazione. In quella notte cinque persone, un uomo solitario armato fino ai denti e in cerca di vendetta (Grillo), due donne (madre e figlia) e una giovane coppia di fidanzati che stanno per separarsi si trovano alla mercé delle bande di fanatici che danno la caccia e assediano le abitazioni di chi non può permettersi un'autodifesa. Molto pulp, continui rovesciamenti di fronte e balzi sulla poltrona garantiti.
Il secondo episodio del film diretto da James DeMonaco sposta l'azione dal chiuso di una casa del precedente La notte del giudizio alle strade di una città infestata da armi di qualsiasi tipo, facendo così dio questo sequel un road movie metropolitano con buone dosi di splatter. Il ritmo è incessante, alcune idee sono certamente indovinate (su tutte, quella della purificazione dei ricchi, che comprano all'asta i malcapitati di turno per poi dar loro la caccia con armi sofisticatissime), ma i dialoghi sono davvero miseri e i personaggi tagliati con l'accetta, a servizio di un plot piuttosto prevedibile.    

mercoledì 20 agosto 2014

Peak. Un mondo al limite

anno: 2011   
regia: LANG, HANNES  
genere: documentario  
location: Austria, Francia, Italia
voto: 4  

Mentre i ghiacciai si sciolgono e il bosco sale verso le vette delle montagne, mangiando il prato dove i pastori hanno fatto pascolare il bestiame per anni, qual è la preoccupazione di tecnici e ingegneri? Quello di inventare sistemi sempre più sofisticati per garantire ogni anno agli sciatori di Italia, Austria e Francia (e non solo, ovviamente, ma il documentario si ferma a questi tre paesi) di continuare a praticare la loro attività grazie alla neve artificiale. Sicché è tutto un dispiego di strutture enormi per creare bacini artificiali, teli ciclopici per ricoprire le vette e inondarle di neve fasulla. Il documentario di Hannes Lang mette sostanzialmente in scena il contrasto tra la montagna come necessità di sopravvivenza e la montagna come puro loisir. Gli sciatori, ai quali andrebbe sempre ricordato l'apoftegma di Gaber su Gli inutili ("Ci dev'essere uno strano godimento a sentirsi inutili, perché sono tutti più allegri, più ottimisti e tutti via a sciare e vela, windsurf, equitazione, golf… bello! Secondo me per essere bravi in quegli sport lì non è che bisogno essere proprio imbecilli, però aiuta!"), sono i beneficiari di un mondo che è l'apoteosi della finzione: alberghi all'ultimo grido desolati d'estate e brulicanti di persone d'inverno, piste innevate in mezzo alla terra nuda, turbine che gettano neve a tonnellate: il tutto per far divertire questo esercito di beoti che producono un'impronta antropica colossale ma che poi si purificano la coscienza iscrivendosi a Greenpeace o facendo le guide scout.    

domenica 17 agosto 2014

Nottetempo

anno: 2013       
regia: PRISCO, FRANCESCO   
genere: noir   
con Giorgio Pasotti, Nina Torresi, Gianfelice Imparato, Esther Elisha, Antonio Milo, Ivano Castiglione, Riccardo Zinna, Riccardo Capobianco, Chiara Baffi, Valeria Milillo, Samuel Colungi   
location: Italia
voto: 3,5   

Matteo (Pasotti)  salva Assia (Torresi) dopo che quest'ultima è sopravvissuta, unica superstite, a un incidente d'autobus. La ragazza si ostina a pensare che non possa essere il caso: Matteo è proprio l'uomo del quale è segretamente innamorata da anni. Uscita dall'ospedale, nel cercarlo ottiene un passaggio da un comico triste (Imparato) che ha qualche conto da saldare con il passato e con Matteo, il quale vuole riprendersi il figlio che nove anni prima non aveva riconosciuto e la compagna di allora.
Già dal titolo si capisce che le meningi dell'esordiente Francesco Prisco non hanno prodotto un gran fumo: Nottetempo è il classico film "indipendente" con pretese di cinema d'essai. La storia è risaputa, i personaggi sono stereotipati, gli interpreti (con la sola eccezione di Imparato) recitano a livello dilettantistico e Pasotti dimostra ancora una volta che, tartaruga a parte, nel cinema italiano possono recitare cani e porci.    

venerdì 15 agosto 2014

LSD - La sostanza (The Substance - Alfred Hofmann's LSD)

anno: 2011   
regia: WITZ, MARTIN  
genere: documentario  
con Alfred Hofmann, Stanisvav Grof, Martin A. Lee, James S. Ketchum, Franz X. Vollenweider, Carolyn Garcia, Ralph Metzner, Nick Sand, Roaldn Griffiths, Clark Martin  
location: Svizzera
voto: 7,5  

Nel 1943 il chimico svizzero Albert Hofmann, nel tentativo di trovare un farmaco che aiutasse la circolazione sanguigna, sintetizzò per primo l'LSD. Nell'intervista che precedette la sua morte a 102 anni, nel 2008, lo scienziato si è prestato a ricostruire le alterne fortune della "sostanza": dapprima usata in ambito psichiatrico per arrivare a quelle zone dell'inconscio impermeabili alla psicoterapia, successivamente acquistata e studiata dalla CIA a scopo militare, per deconcentrare i nemici e applicare il lavaggio del cervello alternandone l'uso a quello dei narcolettici.
Negli anni '50 l'antropologo Wasson intuì che un fungo, il peyote (ma il documentario non lo dice) induceva effetti analoghi a quelli dell'LSD e veniva usato in Messico dagli sciamani in stato di trance: fu a quel punto che si tentò di sintetizzare direttamente il principio attivo del fungo.
Ma fu nel decennio successivo che l'LSD conobbe la sua massima fortuna e diffusione, quando intellettuali del calibro di Ken Kesey (l'autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo) Aldous Huxley (a cui si deve Le porte della percezione, saggio breve dal quale i Doors di Jim Morrison trassero il nome del gruppo) e soprattutto Timothy Leary, accademico nientemeno che ad Harvard, invocarono l'uso dell'acido lisergico per scardinare i condizionamenti sociali ed espandere le coscienze. Non fu un caso che la stagione più straordinaria dal punto di vista creativo in ambito musicale, e non solo, ebbe luogo proprio in quegli anni, né fu un caso che le autorità, allertate dall'uso che della sostanza stava facendo gran parte della controcultura americana, a partire dal 1966 ne vietarono l'uso. La conseguenza fu duplice: da una parte si finì con l'alimentare il mondo della malavita; dall'altra, con l'impedire lo studio scientifico sulle potenzialità degli allucinogeni. Ed è qui che si rivela l'aspetto più interessante della vicenda, quello legato alle proprietà curative dell'LSD, alla sua capacità di aiutare i malati di cancro a rivolgere altrove la loro attenzione, fino, in alcuni casi, a portarli alla guarigione.
Il documentario distribuito dalla Real Cinema di Feltrinelli non offre grandi sorprese sotto il profilo cinematografico e spettacolare, ma ha l'enorme merito di ricostruire una vicenda controversa che è arrivata a noi attraverso una serie di omissioni e falsi storici. Da non perdere.    

giovedì 14 agosto 2014

Gang Story (Les Lyonnais)

anno: 2011   
regia: MARCHAL, OLIVIER  
genere: gangster  
con Gérard Lanvin, Tchéky Karyo, Daniel Duval, Dimitri Storoge, Patrick Catalifo, François Levantal, Francis Renaud, Lionnel Astier, Valeria Cavalli, Estelle Skornik, Olivier Chantreau, Stéphane Caillard, Florent Bigot de Nesles, Nicolas Gerout, Olivier Rabourdin, Simon Astier, Laurent Richard, Laurent Fernandez, Manu Lanvin, Etienne Chicot, Nicolas Abraham, Laurent Olmedo, Christophe Kourotchkine, Simon Sportich, David Kammenos, Jacques Lacaze, Pasquale D'Inca, Jean-Pierre Laurent, Jean-Pierre Léonardini, Pierre-André Gilard, Mounira Kachouche, Linda Massoz, Jo Fogetta, André Lopez, Jean-Louis Quiniou, Alexandre de Seze, Tim Wantersten, Christian Neil Vidal, Virginie Arnaud, Louis Vidal, Cédric Weber, Jordan Prenat, Vincent Trouilleux, Valentin Robby Wanterstein, Laurent Vercelletto, Iago Cottier David, Sian Ramond, Johann Tarres, Stéphane Naigeon, Bernard Villanueva, Jacques Chambon, Misha Brice Cortes, Ari Najjarian, Morad Slimani, M. Oudjail  
location: Francia, Spagna
voto: 5,5  

L'ex poliziotto passato alla regia Olivier Marchal ci riprova, ma - nonostante la conoscenza sul campo dell'ambiente malavitoso - ormai le sue storie mostrano il fiato corto. I lionesi (questo il titolo originale del film), guidati da Momon (Lanvin), hanno un problema: Serge (Karyo), l'amico storico di Momon, è stato arrestato. Bisogna liberarlo con un'azione rapida ed efficace, che va in porto. È l'occasione per fare i conti con un'amicizia in apparenza leale, ma con molte ombre.
Le prime sequenze al fulmicotone fanno sperare in un gangster movie adrenalinico. Dopo poche battute si capisce invece che il copione, con continui flashback attraverso i quali viene ricostruita la parabola dell'amicizia tra i due protagonisti, la tira per le lunghe, che il racconto è piuttosto prevedibile e anche stucchevole. L'abuso di coprolalia (il verbo inculare è usato in un numero sterminato di varianti per una quarantina di volte) dà prova della pochezza dei dialoghi scritti e il doppiaggio italiano, affidato a dei semidilettanti, impoverisce ulteriormente un film che in Italia ha trovato una distribuzione soltanto in dvd e che è ben lontano dalla prova convincente de L'ultima missione.    

mercoledì 13 agosto 2014

Spaghetti Story

anno: 2013       
regia: DE CARO, CIRO   
genere: commedia   
con Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante, Sara Tosti, Rossella D’Andrea, Deng Xueying, Tsang Wei Min, Giancarlo Fares, Claudia Vismara, Marisa Scoccia, Piersandro Buzzanca, Lorena Giurati   
location: Italia
voto: 6,5   

Valerio (Di Benedetto) è un ventisettenne romano con velleità da attore cinematografico che non riesce mai a coronare. Il suo amico Scheggia (Di Sante) abita insieme alla nonna (Scoccia) e si arrabatta con piccole attività di spaccio. Entrambi vivono di espedienti e fanno riferimento alle risorse di una donna: Scheggia a quelle della vecchietta di casa, Valerio a quelle della sorella (D'Andrea). Per loro, e per la ragazza di Valerio (Tosti), che ha appena scoperto di essere incinta, le cose forse finalmente cambieranno quando decidono di mettere in salvo dallo sfruttamento una prostituta cinese (Xueying).
Piccolo film autarchico e indipendente girato con tanta passione e pochi spiccioli dall'esordiente Ciro De Caro, Spaghetti story offre uno spaccato sull'equilibrio precario di una generazione - quella dei 20/30enni - perennemente in bilico tra la mortificazione dei propri sogni e gli alibi per non tradurre mai in pratica le risorse disponibili. Commedia in salsa agrodolce nella quale ci scappa più di una risata (soprattutto grazie al pontificare continuo del personaggio di Scheggia in merito ai rapporti tra uomini e donne), il film è una fiaba buonista e poco verosimile sulla voglia di riscatto di questi giovani spaesati.    

martedì 12 agosto 2014

Codice fantasma (The numbers station)

anno: 2013       
regia: BARFOED, KASPER   
genere: spionaggio   
con John Cusack, Malin Akerman, Liam Cunningham, Richard Brake, Bryan Dick, Finbar Lynch, Lucy Griffiths, Joey Ansah, Victor Gardener, Joe Montana, Brian Nickels, Randy Merchant, Hannah Murray, Gary Lawrence, Max Bennett, Jonathan Jaynes, Gabrielle Reidy   
location: Regno Unito, Usa
voto: 5   

Un agente della CIA (Cusack) comincia a mostrare segni eccessivi di stress e troppi scrupoli per gli omicidi seriali che è costretto a compiere. Per questo il suo capo lo spedisce nella campagna inglese per una missione apparentemente semplice: vigilare sull'incolumità di un'operatrice (Akerman) addetta alla traduzione di codici criptati. Dietro si nasconde invece un complotto che mira ad azzerare i vertici dell'intelligence americana.
Un prologo didascalico che serve a farci capire che abbiamo a che fare con un uomo che ha ancora rivoli di coscienza anticipa il clou dell'azione, che si svolge per intero nel chiuso di una stazione radio della CIA, sostanzialmente con due soli protagonisti, molta tecnologia e confezione patinata servita da interpreti scialbi e con un plot narrativo che sa di déjà vù. In Italia il film è stato distribuito solo in dvd.    

sabato 9 agosto 2014

L'arrivo di Wang

anno: 2011   
regia: MANETTI BROS. (Antonio & Marco Manetti)   
genere: fantascienza   
con Ennio Fantastichini, Francesca Cuttica, Juliet Esey Joseph, Antonello Morroni, Li Yong, Jader Giraldi, Rodolfo Baldini, Furio Ferrari, Angelo Nicotra, Massimo Triggiani, Carmen Giardina, Marco Iannitello, Claudio Lullo   
location: Italia
voto: 6   


A una giovane interprete romana (Cuttica) viene chiesto di prestarsi con urgenza a una traduzione dal cinese. Condotta in un luogo segretissimo, la ragazza si trova davanti a un alieno che manifesta intenzioni assolutamente pacifiche. Incalzato dall'agente segreto che dirige l'operazione (Fantastichini), l'extraterrestre continua a fornire sempre le stesse risposte a dispetto delle torture. L'interprete invoca Amnesty International, la tenzone va avanti fino a quando non scatta un segnale d'allarme che spariglia le carte prima del colpo di scena finale.

Ennesima prova di cinema eterodosso e ultra-low budget che coraggiosamente si avventura sugli effetti speciali (decisamente più vicini al cinema di Melies che a quello di Peter Jackson) andando a risparmiare su un cast che, con l'eccezione di Fantastichini, non è assolutamente all'altezza. Quanto ai contenti, l'apologo sulla xenofobia vira su un finale piuttosto frettoloso e che non ti aspetti.    

venerdì 8 agosto 2014

365 Paolo Fresu, il tempo di un viaggio

anno: 2014       
regia: MININI-MEROT, ROBERTO   
genere: documentario   
con Paolo Fresu, Raffaele Casarano, Vic Albani, Fabrizio Fresu, Stefano Bagnoli, Stefano Benni, Bojan Z , Paolino Dalla Porta, Uri Caine, Ascanio Celestini, Roberto Cipelli, Lella Costa, Daniele di Bonaventura, Furio Di Castri, Bebo Ferra, Ettore Fioravanti, Trilok Gurtu, Sheila Jordan, Dhafer Youssef, Gavino Murgia, Nguyen Lê, Giorgio Rossi (III), Antonello Salis, Omar Sosa, Ralph Towner, Tino Tracanna, Paola Turci, Ornella Vanoni, Attilio Zanchi   
location: Italia
voto: 6,5   

Non è la biografia musicale di uno dei jazzisti italiani più affermati nel mondo grazie alla sua voracità, al suo eclettismo e alla sua classe. Piuttosto, 365 è un viaggio nel mondo sonoro di Paolo Fresu, un florilegio di appunti sparsi che avrebbero potuto essere ricuciti in qualsiasi altro modo. Un viaggio che ha inizio nella sua terra, la Sardegna, dove Fresu cominciò a suonare nella banda musicale del suo paese (Berchidda, dove da anni, grazie a lui, si tiene uno dei più innovativi e prestigiosi festival jazzistici d'Europa), e proseguito per mezzo mondo dopo un lungo soggiorno a Parigi. L'accento vagamente agiografico del film e le pose talvolta da divo del protagonista non tolgono nulla né alla simpatia di quest'ultimo né al riconoscimento che da ogni parte viene tributato al suo smisurato talento. A spendere parole di encomio ci sono infatti i massimi numi del jazz mondiale: da Enrico Rava a Ralph Towner, passando per Omar Sosa, Eivind Aarset e Dhafer Youssef.    

giovedì 7 agosto 2014

The story of film. An odissey - EPISODIO 15 Gli anni 2000 e oltre. Il cinema completa il giro: il futuro dei film

anno: 2011   
regia: COUSINS, MARK 
genere: documentario 
location: Regno Unito
voto: 7 

Se avete fatto la fatica - e avete provato il piacere - di leggere i tomi sulla storia del cinema di Goffredo Fofi, di Giampiero Brunetta o di Fernaldo di Giammatteo, non potrete non appassionarvi a questa mirabolante storia del cinema firmata dal britannico Mark Cousins. Uno che fin dalle prime battute lascia intendere subito da che parte sta: Hollywood è stata prodigiosa, ma l'idea che noi europei abbiamo del cinema è parziale.
Così, in quindici capitoli della durata di un'ora ciascuno, ci lasciamo trasportare nel mondo magico che ebbe inizio grazie a Edison, i Lumiere e Melies, accompagnati dalla voce calda di Mario Cordova e da brevi quanto efficacissimi saggi sul linguaggio della settima arte.
L'ultimo episodio dell'avvincente storia del cinema raccontata dall'irlandese Mark Cousins si pone l'interrogativo dello scontro tra realtà e sogno: se da un lato il documentario - quale massima forma espressiva della realtà - trova, all'inizio del nuovo millennio, una legittimazione nelle sale cinematografiche mai conosciuta in precedenza, dalla parte opposta molti cineasti (su tutti valga Nolan con il suo Inception) sfruttano le potenzialità del digitale per raccontare cose che neppure la creatività di Melies avrebbe mai potuto azzardare. Si pongono domande su quale sarà il cinema del futuro, sulle funzioni sociali della settima arte, a conclusione di un viaggio che è un'opera imprescindibile per chiunque ami la settima arte.    

lunedì 4 agosto 2014

Maps To the Stars

anno: 2014       
regia: CRONENBERG, DAVID 
genere: drammatico 
con Carrie Fisher, Julianne Moore, Robert Pattinson, Mia Wasikowska, John Cusack, Sarah Gadon, Olivia Williams, Niamh Wilson, Amanda Brugel, Emilia McCarthy, Joe Pingue, Jayne Heitmeyer, Evan Bird 
location: Usa
voto: 7 

Non fossero bastati film come Viale del tramonto e I protagonisti, ci ha pensato David Cronenberg a spingere ancora più in là lo sguardo impietoso sul mondo plastificato di Hollywood. Nel suo film corale, pieno zeppo di simbolismi non tutti decifrabili, dopo un po' arriviamo a capire che al centro della vicenda ci sono due fratelli: lui (Bird), tredicenne, è un divo dei serial tv, borioso all'inverosimile, viziatissimo e implicitamente vissuto come la gallina dalle uova d'oro dai due genitori milionari. Lei (Wasikowska), da poco maggiorenne, è stata allontanata dalla famiglia allorquando diede fuoco alla casa. Uscita dalla porta, tenta di rientrare dalla finestra con uno stratagemma: facendo leva sul tallone d'Achille di una diva (Moore) del cinema in procinto di interpretare il ruolo di sua madre in una biopic che ne vuole ricostruire la scomparsa in un incendio, la ragazzina si fa arruolare come tuttofare, ben sapendo che la donna è in cura psicologica dal padre (Cusack). Tra accessi d'ira, incesti e ipocrisia a gogo, ne accadranno delle belle.
Cronenberg racconta l'altra faccia di Hollywood con uno stile algido e volutamente sgradevole (si va dall'insipienza dei dialoghi ai peti dei divi durante le loro imperdibili sedute in bagno), mettendo lo spettatore nelle condizioni di ricostruire il puzzle a poco a poco. Il quadro che ne emerge è sconcertante ma al tempo stesso ambiguo: le patologie di tutti i personaggi sembrano contemporaneamente causa ed effetto del luccicante mondo del cinema e della televisione, l'ipocrisia impazza e il plot narrativo avanza spingendo a fondo sul pedale dell'esagerazione, che lascia comunque spazio a interrogativi non banali sul divismo.
Premio come miglior attrice a Julianne Moore al 67. Festival di Cannes (2014).    

The story of film. An odissey - EPISODIO 14 Gli anni ‘90. I primi giorni del digitale. La realtà perde la concretezza in America e in Australia

anno: 2011   
regia: COUSINS, MARK
genere: documentario
location: Regno Unito
voto: 9

Se avete fatto la fatica - e avete provato il piacere - di leggere i tomi sulla storia del cinema di Goffredo Fofi, di Giampiero Brunetta o di Fernaldo di Giammatteo, non potrete non appassionarvi a questa mirabolante storia del cinema firmata dal britannico Mark Cousins. Uno che fin dalle prime battute lascia intendere subito da che parte sta: Hollywood è stata prodigiosa, ma l'idea che noi europei abbiamo del cinema è parziale.
Così, in quindici capitoli della durata di un'ora ciascuno, ci lasciamo trasportare nel mondo magico che ebbe inizio grazie a Edison, i Lumiere e Melies, accompagnati dalla voce calda di Mario Cordova e da brevi quanto efficacissimi saggi sul linguaggio della settima arte.
Il penultimo episodio è anche uno dei più appassionanti: è come se, con l'arrivo del digitale, la storia del cinema fosse ricominciata da capo. Il primo film in digitale fu Terminator II, seguito, a breve distanza, da Jurassic Park, Titanic e Il gladiatore: tutte opere che ebbero opportunità prima neppure immaginabili, che rendevano possibili angoli di ripresa inaccessibili e realistici personaggi e scene di pura fantasia. Toy story fu il primo film interamente girato al pc, nello stesso periodo in cui The Blair witch project proponeva immagini orrorifiche con una semplice videocamera a mano. Fu anche per via di questo reboot del digitale che il cinema cominciò ad affondare come mai aveva fatto prima sul pedale del citazionismo: Tarantino, i fratelli Coen e Gus Van Sant furono tra gli autori che più si distinsero nel riprendere il cinema del passato per riproporlo in una chiave inedita. L'influenza dei videogiochi fu inoltre determinante nel'arte di Matthew Barney e Baz Luhrmann, mentre autrici come Jane Champion riportavano la figura femminile al centro della scena.
Un'opera imprescindibile per chiunque ami la settima arte.    

sabato 2 agosto 2014

Apes Revolution - Il Pianeta Delle Scimmie (Dawn of the Planet of the Apes)

anno: 2014       
regia: REEVES, MATT
genere: fantascienza
con Andy Serkis, Gary Oldman, Keri Russell, Jason Clarke, Judy Greer, Angela Kerecz, Kodi Smit-McPhee, Toby Kebbell
location: Usa
voto: 6

Il sequel del prequel de Il pianeta delle scimmie si colloca, per chi non avesse visto né il film del 1968 né quello del 2011, al secondo posto, fermo restando che è chiaro che è già in preparazione un quarto episodio che si collocherà al terzo posto in ordine cronologico (il quarto spetta a quello iniziale).
Avevamo lasciato gli umani con un bel grattacapo: gli esperimenti condotti sulle scimmie per combattere l'Alzheimer avevano reso i nostri cugini primati talmente intelligenti da permettere loro di uscire dai laboratori, acquisire il linguaggio e organizzarsi. Al tempo stesso, un vaccino creato in laboratorio e saltato dalla scimmia all'uomo aveva sterminato la genia umana, riducendola a pochi individui. I quali si lasciano guidare da Dreyfus (Oldman) e hanno coma unica risorsa energetica possibile il ripristino di una centrale idroelettrica abbandonata e collocata nella zona della foresta dove le scimmie hanno il loro quartier generale. L'operazione genera un disastro: parte un colpo di fucile, una scimmia muore e, nonostante le migliori intenzioni di Cesare, il capo pacifista dei bipedi pelosi, si scatena una guerra tra scimmie e umani che finirà in una carneficina.
Rispetto all'episodio precedente il film, passato dalle mani di Rupert Wyatt a quelle di Matt Reeves (ricorderete il suo Cloverfeld), ha dalla sua una maggior spettacolarità (stamo parlando di un blockbuster da 170 milioni di dollari) e un'incredibile creatività scenografica. Ma è il contenuto a non essere affatto all'altezza del film che lo ha preceduto: la simmetria tra i due cattivi (Dreyfus dal lato umano, il cospiratore Kuma, succeduto a Cesare dopo un tentato omicidio, dall'altro) è troppo schematica, l'idea dell'innatismo del male è scodellata in maniera decisamente rozza e per quanto si possa condividere il messaggio pacifista e antixenofobo, l'insieme sembra confezionato a un livello piuttosto elementare, come se il vero scopo del film fosse quello di dare fondo all'estasi creativa di chi ha lavorato sulla motion capture, come da tempo sta avvenendo nel cinema d'animazione, genere cinematografico che sembra avere dimenticato la centralità delle storie.