domenica 29 dicembre 2013

Come un tuono (The Place Beyond the Pines)

anno: 2012       
regia: CIANFRANCE, DEREK
genere: poliziesco
con Ryan Gosling, Craig Van Hook, Eva Mendes, Olga Merediz, Anthony Pizza, Mahershala Ali, John Facci, Ben Mendelsohn, Tula, Penny, Cynthia Pelletier-Sullivan, Mackenzie Trainor, Nicole Califano, Shannon Plumb, Tracey Agustin, Ean Egas, Bob Dieterich, Thomas Mattice, Adam Nowichi, Mark J. Caruso, G. Douglas Griset, Vanessa Thorpe, Gail Martino, Brian Smyj, Bradley Cooper, Dorothy Rutherford, Paul Steele, Gabe Fazio, Rose Byrne, Travis Jackson Campbell, Trevor Jackson Campbell, Harris Yulin, Jan Libertucci, Robert Clohessy, Bruce Greenwood, Subrina Dhammi, Heather Chestnut, Greta Seacat, Ray Liotta, Luca Pierucci, Jessica Layton, James J. Gleason, Patrick Husted, Emory Cohen, Joe B. McCarthy, Jefrey Pollock, Lynette Howell, Sarah Curcio, Dane DeHaan, Ephraim Benton, Mark McCracken, Adriel Linyear, Kevin Green, Jennifer Sober, Melissa Mills, Alex Pulling, Dante Shafer, Kayla Smalls, Frank J. Falvo, Leah Bliven, Whitney Hudson, Breanna Dolen, Hugh T. Farley, Michael Cullen
location: Usa
voto: 7,5

Quando viene a sapere di essere diventato padre della donna (Mnedes) che nel frattempo si è messa con un altro, Luke (Gosling) decide che è tempo di cambiare vita, arrotondando con qualche rapina l'attività di motociclista circense assai poco remunerativa. Così, forse, potrà riguadagnarsi la riconoscenza della sua ex e l'affetto del neonato. Ma l'ultima rapina finisce male: a ucciderlo, durante un inseguimento a piedi, è un poliziotto (Cooper) che nel giro di poche ore passa dalla gloria al rischio della sanzione disciplinare. Quello stesso poliziotto anni più tardi diventa procuratore distrettuale e mira ai piani alti della politica, mentre suo figlio (DeHaan) si fa di stupefacenti di ogni sorta e frequenta la stessa scuola del figlio di Luke.
Dopo il riuscito Blue Valentine, Derek Cianfrance si conferma cineasta di livello con un film che distribuisce salomonicamente il peso della pellicola tra i due protagonisti, affidando il terzo movimento dell'opera alla nemesi che investe i due figli, in una storia dal linguaggio visivo inusuale (molti piani sequenza e riprese in soggettiva, montaggio lontano dall'estetica da videoclip che ormai domina a Hollywood), dallo sviluppo piuttosto classico e dal solido impianto di sceneggiatura.    

giovedì 26 dicembre 2013

Checosamanca

anno: 2007       
regia: BELLOSI, CHIARA * BERRINI, MARCO * CERASUOLO, ENRICO * CRESSATI, FRANCESCO * D'AMBROSIO, ANDREA * FERGNACHINO, SERGIO * PARENTI, MARTINA * ROHRWACHER, ALICE * ROMAGNA, EMILIA * SEGRE, ANDREA * ZUCCHI, NICOLA 
genere: documentario 
location: Italia
voto: 4,5

Che cosa manca al Paese Italia provano a raccontarcelo alcuni giovanissimi registi che girano lo stivale da Nord a Sud a caccia dei problemi che coinvolgono direttamente la popolazione del belpaese. Dalla Calabria, dove un ragazzo si costruisce una specie di giardino privato rovistando nella discarica locale, fino alla delibera che approva la costruzione di una zincheria in Veneto, passando per i problemi della sanità, della ricerca, della tutela legale dei meno abbienti, della privatizzazione dell'acqua e altro ancora, gli episodi si susseguono senza soluzione di continuità (forse è per questo che il titolo del film è scritto tutto attaccato), con momenti più interessanti ed altri decisamente ripetitivi, a servizio di un'impronta documentaristica che esprime un appezzabile impegno sociale ma che è ancora fortemente vincolata al bigino di genere e piuttosto acerba.    

mercoledì 25 dicembre 2013

Venti anni

anno: 2012       
regia: GAGLIARDO, GIOVANNA  
genere: documentario  
con Enrico Iannello, Lea Gramsdorff, Edie Samland, Georg Meyer, Giuseppe De Rosa, Veronica Raucci, Michelangelo Pistoletto, Guido Rossi, Marianne Birthler, Jean-Paul Fitoussi, Joaquin Navarro-Valls, Ernesto Galli della Loggia  
location: Germania, Italia, Regno Unito, Usa
voto: 4

Non esattamente prolificissima (un film a decennio, a partire da Maternale, 1978), Giovanna Gagliardo continua a dondolare tra documentario e cinema di finzione. Quando, come in questo caso, non arriva addirittura a miscelare le due cose insieme. I venti anni del titolo sono l'età che hanno Giulio e Marta quando si conoscono a Berlino, proprio nei giorni della caduta del muro, e venti quelli che trascorrono nelle loro vite, tra il 1989 e la crisi del 2008. Lui (Iannello), è un analista finanziario di matrice ultraliberista che si trasferisce prima a Londra per poi compiere il grande salto negli States alla Lehman Brothers. Lei (Gramsdorff), tedesca dell'est, ha una passione per le lingue, ama la poesia ma vorrebbe fare la scrittrice. Le loro vite procedono parallele fino a quando non sboccia finalmente l'amore, proprio nel momento in cui la crisi provocata dalle degenerazioni di quello stesso turbocapitalismo tanto osannato dall'odioso Giulio toglie loro qualsiasi ambizione da benestanti, declassandoli a lavoratori precari ormai quarantenni.
La ricerca posticcia dell'originalità a tutti i costi (fermi immagine per mostrare i personaggi col lapis, recitazione in macchina da presa, eccetera) è l'elemento più irritante di questa docufiction pasticciatissima che si conclude con un pistolotto di Pistoletto sull'arte e interventi appiccicati con il bostik di intellettuali vari (Fitoussi, Galli della Loggia, Guido Rossi). Della serie "vorrei ma non posso".

Al prossimo decennio, Giovanna!

sabato 21 dicembre 2013

Dietro i candelabri (Behind the Candelabra)

anno: 2013       
regia: SODERBERGH, STEVEN
genere: biografico
con Michael Douglas, Matt Damon, Scott Bakula, Eric Zuckerman, Eddie Jemison, Randy Lowell, Tom Roach, Shamus Cooley, John Smutny, Jane Morris, Garrett M. Brown, Pat Asanti, Debbie Reynolds, Casey Kramer, Cheyenne Jackson, Tom Papa, Dan Aykroyd, James Kulick, Bruce Ramsay, Paul Witten, Deborah Lacey, Rob Lowe, David Koechner, Susan Todd, Nicky Katt, Austin Stowell, Francisco San Martin, Boyd Holbrook, Anthony Crivello, Mike O'Malley, Kiff VandenHeuvel, Nikea Gamby-Turner, Charlotte Crossley, Josh Meyers, Harvey J. Alperin, Paul Reiser, Jerry Clarke, Lisa Frantz, Shaun T. Benjamin, John Philip Kavcak
location: Usa
voto: 7

Gli ultimi 10 anni di vita (quelli che vanno dal 1977 al 1987) di Valentino "Lee" Liberace (Douglas), pianista, showman, quintessenza del kitsch pre-glam rock più spericolato, avidissimo cultore di sé stesso. Il suo narcisismo sconfinato e ipertrofico lo spinse a cercare di trasformare i suoi discepoli in mascheroni liftati che potessero somigliargli il più possibile. Ed è proprio a partire dalle memorie autobiografiche di uno di questi, Scott Thorson (interpretato da un trasformatissimo Matt Damon), che viene raccontata la storia vista costantemente sempre dalla quinta fila, in un pendolare continuo tra pubblico e privato, tra paillettes e maggiordomi rigorosamente in livrea, case faraoniche traboccanti vezzosità opulente e candelabri rigorosamente poggiati sui pianoforti. Scartati uno dopo l'altro come cioccolatini, tra i giovanissimi amanti di Liberace anche Scott, orfano e aspirante veterinario, fece la stessa fine, inciampando come tutti nel cinismo canagliesco e legalmente ferratissimo del più gigione degli animali da palcoscenico.
Soderbergh imprime spessore fisico, corpo, chirurgia estetica cafonissima e sudore da accoppiamenti prolungati (pare che, in anticipo sui tempi, Liberace si fosse fatto impiantare una protesi proprio lì) a un'opera frizzante, prodotta dalla televisiva HBO (in America è andato direttamente sul piccolo schermo), servita da un Michael Douglas troppo vecchio per il personaggio ma in forma smagliante, versione americana del Michel Serrault de Il vizietto, e da un Matt Damon orrendamente trasformato dai truccatori che ne hanno simulato i lifting. Un divertissement nel quale l'interpretazione è il vero centro di gravità.    

giovedì 19 dicembre 2013

Giovane e bella (Jeune et Jolie)

anno: 2013       
regia: OZON, FRANÇOIS
genere: erotico
con Marine Vacth, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Fantin Ravat, Johan Leysen, Charlotte Rampling, Nathalie Richard, Djedje Apali, Lucas Prisor, Laurent Delbecque, Jeanne Ruff, Carole Franck, Olivier Desautel, Serge Hefez, Akéla Sari, Nathan N'Diaye, Anne-Elina N'Diaye, Stefano Cassetti, Patrick Bonnel, Gurvan Cloatre, Roland David, Rachel Khan, Caroline Breton, Iliana Zabeth, Charlotte-Victoire Legrain, Jules Gruault, Lilian Minas, Jules Bourbon, Ugo Bokhobza, Anaïs Clergeau, Achille Couderc, Tess Girault de Castilla, Victor Le Dauphin, Coline Mortier, Thaïs Becq de Fouquières, Mathilde Bleu, Victor Boulanger, Rosalie Charrier, Violette Deffontaines, Nassim Gouaini, Paul Hadji Lazaro, François Haueter, Roxane Khodabandehlou, Camille Lemoine, Zoé Lizot, Alice Paulet, Marie Sebillotte, Vincent Silhol, Camille Tilak, Félicie Cazaubon, Pauline Legrand, Tom Le Squer, Thomas Brazete
location: Francia
voto: 7,5

"Non si può essere seri a 17 anni", poetava Rimbaud. E lo sa benissimo Isabelle (Vacth), 17enne dai molti pruriti e dai pochi sentimenti, epitome più in ossa che in carne del nichilismo di un'intera generazione. Persa la verginità senza alcun piacere nella prima delle quattro stagioni che scandiscono rohmerianamente questo racconto di formazione, la ragazza comincia a proporsi come escort d'alto bordo per uomini di tutte le età e ogni genere di fantasia, per poi tornare a casa di mamma (che vive col fratellino e il patrigno) combinata da ragazza della porta accanto. Tutto fila liscio fino a quando non ci scappa il morto, un cardiopatico (il rugosissimo Leysen) per il quale la polizia si mette sulle tracce della ragazza.
Il film della settimana di Ozon (la sua prolificità è tale che tra un po' ci arriveremo…) colloca ancora una volta una ninfetta al centro di uno scenario morboso (era già accaduto con Swimming pool). Nella versione da Bella di giorno aggiornata ai tempi del crollo di qualsiasi coordinata morale, la protagonista sembra essere posseduta da un'avidità finalistica (non spende le enormi somme di denaro accumulate), rispetto alla quale il regista sospende totalmente il giudizio, evitando pistolotti moraleggianti con piglio che rasenta il documentarismo.    

sabato 14 dicembre 2013

Blue Jasmine

anno: 2013       
regia: ALLEN, WOODY
genere: drammatico
con Cate Blanchett, Joy Carlin, Richard Conti, Glen Caspillo, Alec Baldwin, Charlie Tahan, Annie McNamara, Louis C.K., Sally Hawkins, Bobby Cannavale, Andrew Dice Clay, Peter Sarsgaard, Michael Stuhlbarg
location: Usa
voto: 5,5

Liberamente ispirato alla storia alla storia di una mia parente, arriva puntuale come l'esazione delle tasse il 43esimo film di Woody Allen. Più melò che commedia, Blue Jasmine ci propone un mix tra Hannah e le sue sorelle (le dinamiche familiari) e Match point (l'arrivismo), concentrandosi sulla figura di arrampicatrice sociale della protagonista Cate Blanchett (ennesima gemma interpretativa dopo quelle di Babel, The aviator, Veronica Guerin e Diario di uno scandalo) che, con occhi incerottati, orecchie incotonate e le pastiglie di Prozac sempre a portata di mano, per anni se la spassa al fianco di Hal (Baldwin), pescecane della finanza che conduce una vita da nababbo a danno dei contribuenti. Quando il gioco finisce e i rubinetti del lusso si chiudono, la poverina è costretta a lasciare la sua faraonica magione di Manhattan per chiedere asilo alla sorella, vittima essa stessa dei raggiri dell'ex cognato, nella sua stamberga di San Francisco. Costretta a quella attività degradante, disumana e a lei sconosciuta che si chiama lavoro (ed è qui che le coincidenze con la mia parente tornano a farsi addirittura filologiche), Jasmine adesca un altro riccone (Sarsgaard). Ma il destino giungerà spietato a presentarle il conto.
Ormai a secco di battute, Allen si gioca le carte migliori da consumato Maestro della settima arte con un racconto snello, un montaggio alternato che trascura qualsiasi accorgimento negli inserti in flashback, affidandosi a un cast ben assortito e piuttosto affiatato. Ma siamo ormai da tempo a una regia col pilota automatico, che non va oltre l'estetica della carineria.    

mercoledì 11 dicembre 2013

Temporary road. (Una) vita di Franco Battiato

anno: 2013       
regia: POLLICELLI, GIUSEPPE * TANI, MARIO 
genere: documentario 
con Franco Battiato 
location: Italia
voto: 7,5

Soltanto per un giorno (l'11 dicembre: e se lo avete perso, peggio per voi) e a prezzo esorbitante (10 euro, nemmeno fosse un film in 3d, li mortacci!) (Una) vita di Franco Battiato sbarca nelle sale cinematografiche. A portarcelo sono un giornalista (Giuseppe Pollicelli) e un regista (Mario Tani) che lo hanno intervistato nelle sue case di Milo (in Sicilia) e Milano, cucendo il tutto con immagini di repertorio, stralci da concerti, ritagli dai film inguardabili che il musicista catanese ha girato come regista. Nel suo collocarsi perennemente "al di sopra", Battiato riesce nell'impresa di essere (involontariamente) assai più comico di Checco Zalone, sproloquiando per settanta minuti (giuro che a un certo punto partono inspiegabilmente, e per un tempo brevissimo, i sottotitoli, nemmeno stesse parlando in siculo stretto), come già aveva fatto una ventina d'anni prima in un libro dal programmatico titolo Tecnica mistica su tappeto. Apprendiamo dunque che in questa vita di Franco Battiato ci sono state tre fasi: quella indigente del trasferimento dalla Sicilia a Milano; quella della sperimentazione elettronica forsennata (esilarante una sua esibizione live dell'epoca, con un incredibile cespuglio di capelli) e quella della "illuminazione" mistica, oggi del tutto debordante. Eccolo allora che tra esaltazione della meditazione, richiami ai mistici indiani, ad Aurobindo, al Kybalion e a Gurdjieff, in una sorta di apodittico delirio metafisico nel quale mancano completamente i nessi logici, partono ad una ad una le massime del Maestro che farebbero impallidire anche uno come Razzi: "Ho conosciuto gente che ricordava perfettamente le proprie vite precedenti". Dai, Franco, puoi fare meglio: "La preghiera può aiutare i morti nel passaggio". Forza, ancora un piccolo sforzo. "Nisargadatta era totalmente ignorante, fumava 80 sigarette al giorno, ha avuto un'illuminazione e ha scritto cose così complesse che nemmeno Kierkegaard le capirebbe. E tutto questo semplicemente recitando il mantra 'io sono'". Oh, adesso sì! Imperdibile.    

martedì 10 dicembre 2013

Philomena

anno: 2013       
regia: FREARS, STEPHEN 
genere: drammatico 
con Judi Dench, Steve Coogan, Sophie Kennedy Clark, Mare Winningham, Barbara Jefford, Ruth McCabe, Peter Hermann, Sean Mahon, Anna Maxwell Martin, Michelle Fairley, Wunmi Mosaku, Amy McAllister, Charlie Murphy, Cathy Belton, Kate Fleetwood, Charissa Shearer, Nika McGuigan, Rachel Wilcock, Rita Hamill, Tadhg Bowen, Saoirse Bowen, Harrison D'Ampney, D.J. McGrath, Simone Lahbib, Sara Stewart, Gary Lilburn, Charles Edwards, Nicholas Jones, Paris Arrowsmith, Marie Jones, Frankie McCafferty, Vaughn Johseph, George Fisher, Jordan King, Amber Batty, Martin Glyn Murray, Elliot Levey, Florence Keith-Roach, George Michael Rados 
location: Irlanda, Regno Unito, Usa
voto: 5

Philomena (Dench) ha passato l'adolescenza in un rigidissimo collegio cattolico di suore irlandesi. La sua unica colpa è quella di essersi abbassata le mutandine e, in conseguenza di ciò, avere avuto un figlio che ad appena cinque anni di età le fu portato via per rimpinguare le casse del collegio che la ospitava. Quarantacinque anni dopo, un giornalista inglese appena cacciato dallo staff della BBC (Coogan) si mette in testa di raccontare una di quelle storie da rotocalchi per parrucchieri e casualmente si imbatte nella storia di Philomena. Con lei parte alla volta degli States per scoprire l'identità del figlio che fu dato in adozione.
Tratto da una storia vera, il film del prolifico Frears è un dramedy minimalista che assembla un divo della televisione poco noto fuori dai confini nazionali (stendiamo un velo pietoso sulle sue capacità interpretative) e un premio Oscar (lo ottenne con Shakespeare in love) che recita col pilota automatico. Se la confezione è una garanzia del pedigree del regista britannico, i contenuti (siamo nei paraggi di A spasso con Daisy) e le modalità di messa in scena (un road movie come viaggio esistenziale, quasi una costante di Frears) sanno di risaputo e già visto.    

lunedì 2 dicembre 2013

Il bambino cattivo

anno: 2013       
regia: AVATI, PUPI  
genere: drammatico  
con Luigi Lo Cascio, Donatella Finocchiaro, Leonardo Della Bianca, Erica Blanc, Isabella Aldovini, Eleonora Sergio, Augusto Zucchi, Mia Benedetta, Patrizia Pellegrino, Chiara Sani, Rita Carlini, Marina Ninchi, Diletta Dalla Casa, Fabrizio Amicucci, B, Bob Messini, Corrado Solari, Mariella Valentini, Pino Quartullo  
location: Italia
voto: 3,5

Ildebrando, detto Brando (Della Bianca), è un undicenne romano figlio di una madre alcolista (Finocchiaro) e di un padre assente ed egoista (Lo Cascio). Quando la coppia genitoriale si separa, devono intervenire i servizi sociali, che sistemano il ragazzino in una casa famiglia, dove Brando, bambino difficile per forza di cose, continua a combinarne di tutti i colori. Uno spiraglio di luce sembra arrivare quando una coppia si interessa a una sua possibile adozione.
Questi Pupi Avati continuano ad annidarsi non solo - come nella celebre parodia di Sordi fatta da Max Tortora - nei "parafangheni" delle macchine, ma anche sui set cinematografici. Perché la RAI, in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, abbia affidato a lui la regia di un film così sciatto è il quarto segreto di Fatima: la serie infinita di infortuni del regista emiliano si conferma con questo film tv dalla sceneggiatura risibile, il cast male assortito e peggio diretto e con una scelta a dir poco azzardata del piccolo protagonista, emaciato e inespressivo.     

domenica 1 dicembre 2013

La mafia uccide solo d'estate

anno: 2013       
regia: DILIBERTO, PIERFRANCESCO 
genere: grottesco 
con Pierfrancesco Diliberto, Cristiana Capotondi, Claudio Gioè, Ninni Bruschetta, Teresa Mannino, Rosario Lisma, Domenico Centamore, Maurizio Marchetti, Ginevra Antona, Alex Visconti, Barbara Tabita 
location: Italia
voto: 6,5

Pif, abbreviativo di Pierfrancesco Diliberto, ve lo ricorderete dai tempi delle Iene, quando, con quella sua aria ingenua e garbata, il sorriso smagliante e l'andatura dinoccolata, settimana dopo settimana metteva a segno servizi e interviste irriverenti, sempre confezionati con impeccabile aplomb. Le stesse caratteristiche che ritroviamo in questo suo primo lungometraggio, che fin dai titoli di testa dichiara di non aver dovuto pagare il pizzo a nessuno per ottenere i fondi necessari. Stavolta alla berlina ci finisce la mafia, quella palermitana che lui, classe 1969, conosce bene proprio per essere nato e vissuto nel capoluogo siciliano. Un po' racconto di formazione, un po' melodrammore, il film racconta l'irrompere della mafia, suo malgrado, nella vita del protagonista, uno che fin da piccolissimo aveva il mito di Andreotti e il poster del divo Giulio nella cameretta. L'infanzia, l'adolescenza e l'età adulta del protagonista Arturo vengono segnate dall'inseguimento perenne di un amore impossibile, quello per Flora (Capotondi), prima sua compagna di scuola e poi assistente di Salvo Lima.
A Pif va riconosciuto il grande merito di aver saputo ricostruire gli anni più drammatici dell'inasprimento dell'offensiva mafiosa, quelli che avrebbero  condotto all'assassinio di Dalla Chiesa, Chinnici, Falcone e Borsellino nonché al maxiprocesso, senza mai scherzare sulle vittime ma stilettando bordate a 32 denti contro gente come Riina, Brusca e Provenzano. E se il racconto a tratti arranca e lo stile registico è ancora acerbo, benché mostri grande immaginazione (vedi il montaggio alternato della corsa all'ovulo degli spermatozoi che lo avrebbero concepito e quella in strada delle auto che avrebbero compiuto una delle prime stragi mafiose), al neo-regista va dato atto di essere riuscito a mandare un messaggio dai contenuti forti e chiari, in un connubio ottimale di intelligenza contenutistica e senso dell'umorismo.