sabato 28 luglio 2012

Notte italiana

anno: 1987   
regia: MAZZACURATI, CARLO
genere: drammatico
con Marco Messeri, Giulia Boschi, Remo Remotti, Tino Carraro, Memè Perlini, Mario Adorf, Silvana De Santis, Antonio Petrocelli, Eraldo Turra, Luciano Manzalini (i gemelli Ruggeri), Filippo Cilloni, Roberto Citran, Vasco Mirandola
location: Italia
voto: 5

Nell'Italia pre-Tangentopoli il film d'esordio di Carlo Mazzacurati, proveniente dalla scuderia di Nanni Moretti (coproduttore del film con Angelo Barbagallo) poteva suscitare qualche clamore: in quel paese che gozzovigliava cominciando a produrre un colossale debito pubblico, la vicenda dell'avvocato padovano (Messeri) che va a mettere il naso in cose più grosse di lui, scoprendo malaffare, connivenze e perfino omicidi legati a un approvvigionamento illegale di metano, si proponeva certamente come film di denuncia. Rimane tale anche a distanza di anni, sebbene nel frattempo il nostro Paese ne abbia viste davvero troppe per stupire (almeno in parte) come fece negli anni '80. Il film però ci mostra un autore ancora acerbo: la regia che si limita alla descrizione, le musiche di Fiorenzo Carpi che recuperano il liscio (siamo nella pianura Padana), la recitazione non proprio da premio Oscar ed un eccesso di compiacimento nel descrivere le magnetiche scenografie del delta del Po, tutto a servizio di un'opera complessivamente molto lenta e che si limita alla carineria. Quasi vent'anni dopo un altro esordiente, Roberto Dordit, avrebbe diretto un ordito assai simile con Apnea.

Baciami ancora

anno: 2010   
regia: MUCCINO, GABRIELE 
genere: sentimentale 
con Stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti, Marco Cocci, Sabrina Impacciatore, Daniela Piazza, Primo Reggiani, Francesca Valtorta, Adriano Giannini, Valeria Bruni Tedeschi 
location: Italia
voto: 7

Una decina d'anni dopo ritroviamo i trentenni inquieti lasciati ne L'ultimo bacio ancora in preda ai rovesci sentimentali che ne hanno segnato le esistenze. Adriano (un Pasotti truccato con somma approssimazione) ricompare dopo molti anni e spera di poter rivedere suo figlio, abbandonato da piccolissimo. Paolo (Santamaria) ne ha preso le veci ma Livia (Impacciatore) non vuole saperne di dargli un ruolo stabile in famiglia a causa delle sue intemperanze psichiche. Carlo (Accorsi) vorrebbe tornare con sua moglie (Puccini) mentre Marco (Favino) ha il terrore che la sua consorte possa lasciarlo. Ma se L'ultimo bacio sanciva la fine di tanti amori, qui si brinda a quelli ritrovati, come ancora una volta suggerisce il titolo. Muccino dimostra ancora una volta un notevole talento narrativo, un'autentica vocazione nel mettere in scena emozioni e sentimenti e un'apprezzabile capacità di direzione degli attori (Favino fa numeri da antologia e ancora una volta svetta su tutti): è su questi punti di forza che fa leva un film che non perde mai il ritmo, nonostante la durata (siamo a quasi due ore e mezza) e che tuttavia si ferma all'unico milieu sociale conosciuto dall'artista (figlio di una nota gallerista romana): quello dei fighetti romani che abitano in appartamenti extralusso e vanno in giro in cabrio.    

venerdì 27 luglio 2012

Bronson

anno: 2008       
regia: WINDING REFN, NICOLAS
genere: biografico
con Tom Hardy, Kelly Adams, Luing Andrews, Katy Barker, Gordon Brown, Amanda Burton, Mark Devenport, Paul Donnelly, Andrew Forbes, Jon House, Matt King, James Lance, Holly Lucas, Juliet Oldfield, Jonny Phillips, Mark Powley, Hugh Ross, Andrew St. John, Joe Tucker, Tracy Wiles, Mark Fish, Kalron Scott Busuttil, Raphael Cilla, Sam Cullingworth, Adryan Puicella, D. Keye, Peter D. Brammer, Lee Alvey, James McIntyne, Sebastian Rodgers, Rob Frost, Wez Smith, J.H. Bond, Simon Field, Peter Barry, Alexander Jablonskas, Roger Camden, David Clayton, Jason Whiteby, Bob Brookes, Anthony Oddy, J. Keye, Nick Stock, Alan Hefferon, David Jackson, June Bladon, Ian Kitch, David Nixon, Michael Gregory, Matthew Meakin, Matthew Bennett, Dean Daly, Alain Greaves, Bob Gale, M. Shirra, Lee Birkett, Les Fitzakly, Steven Smith, Matt Mathew, Christopher Smith, Malcolm Scotten, Phillip Sharpe, R. Hools, Martin Kay, Adam Bacon, Mark Shiran, Ian Kitchenham, Gary White, Jimmy Ball, Barry Lee, Michael Nurse, Kevin Rutter
location: Regno Unito
voto: 3


Non fosse stato per il successo di Drive, non avrei mai visto questo Bronson, film d'esordio di Nicolas Winding Refn che racconta, in una maniera tutta sua, la vicenda del più noto detenuto d'Inghilterra, uno che - al momento in cui il film è stato girato - era già stato nelle patrie galere per più di 34 anni, 30 dei quali in isolamento. Accanimento del sistema giudiziario contro Michael Peterson (Hardy), alias Charles Bronson (sì, proprio così, volutamente come l'interprete de Il giustiziere della notte)? Nient'affatto. Peterson/Bronson rappresenta la quintessenza del criminale folle, di un'insaziabile violenza belluina, disposto a misurarsi continuamente e indifferentemente a corpo e mani nude contro stuoli di secondini o contro cani da combattimento. Mai domo, a dispetto delle terapie neurolettiche che avrebbero stremato anche un cavallo, per lui ogni occasione era ed è buona per riprendere a comportarsi come una bestia. Un personaggio che non suscita dunque alcuna simpatia, messo al centro di un film straniato, grottesco, in cui la violenza diventa pura forma estetica, con un uso irridente della musica (inascoltabili le parti elettroniche), provocatorio e fine a sé stesso, come nella scena in cui un detenuto defeca sulla propria mano e con il risultato ci si pittura la faccia. Colpi bassi non solo allo stomaco dei secondini, ma anche a quello degli spettatori, che chissà come potranno entusiasmarsi per un film che vuole essere puro esercizio di stile e che è solamente estetizzante.    

mercoledì 25 luglio 2012

Marina Abramovic: The Artist Is Present

anno: 2012       
regia: AKERS, MATTHEW  
genere: documentario  
con Marina Abramovic, Ulay, Klaus Biesenbach, Davide Balliano, Arthur Danto, Chrissie Iles, Curator, Sean Kelly, Thomas McEvilley, Richard Move, David Blaine, James Franco  
location: Usa
voto: 9

Nella Yugoslavia di Tito i suoi genitori venivano considerati eroi nazionali per la dedizione allo spirito militare (e non solo) della patria. È così che Marina Abramovic, l'artista che più di ogni altra si è distinta nel campo della performig art, ricorda di essere stata formata con un'educazione da autentico soldato. Quella stessa disciplina, a partire dai primi anni '70, l'ha messa a servizio della sua arte, basata sulla capacità di portare il proprio corpo a sforzi estremi. Nella galleria interminabile delle sue rappresentazioni, culminata nei 3 mesi passati al MoMa di New York, si trova di tutto. The artist is present è solo una delle tante tappe che segnano il parossismo della sua arte, un'opera in occasione della quale la Abramovic è rimasta seduta per 3 mesi, 8 ore al giorno (per un totale di 716 ore e 30 minuti), a guardare in faccia le persone - prima con un tavolo frapposto, poi senza nemmeno più quello e con un alloggio nascosto sotto la sedia nel quale urinare.
Il film assembla, grazie alle immagini di repertorio, gran  parte dei suoi lavori più noti, a partire da quelli degli anni giovanili, realizzati con Ulay, il grande amore della sua vita con quale girò a bordo di un furgone per 5 anni consecutivi, mettendo in scena performance sovrumane: schiaffi continui a botta e risposta; 16 giorni di digiuno, seduti uno di fronte all'altro; la camminata per l'intera lunghezza della grande muraglia, partendo uno da Ovest e l'altra da Est e durata 3 mesi fino all'incontro a metà strada (oltre 4000 chilometri a testa), 16 ore consecutive passate a urlare. E poi le performance senza Ulay: dalle interminabili sedute in cui la Abramovic si passava un coltello a velocità supersonica tra le dita aperte della mano, lasciando innumerevoli tracce di sangue, proseguendo con la consegna del suo corpo al pubblico, libero di farne qualsiasi cosa (persino di usare una rivoltella), alla stella a cinque punte prodotta sulla pancia con una lametta fino alla summa della sua arte-pensiero, quel "The artisti s present", appunto, che colloca l'arista stessa al centro della sua opera d'arte nella sua forma più esasperata. Fa discutere, Marina Abramovic, la sua performing art attrae anche qualche pazzoide e ripropone gli interrogativi che da sempre coinvolgono l'arte contemporanea, dalla merda d'artista di Duchamp al tentativo di evidenziare le differenze tra le imprese dell'artista serba e quelle di un qualsiasi Soldini che attraversa gli oceani a bordo del suo catamarano. Gli stessi interrogativi, la stessa diffidenza, ma anche la stessa ammirazione che si legge nelle parole e negli sguardi del pubblico intervenuto al MoMa e disposto a bivaccare davanti al museo per una notte intera pur di assicurarsi un posto a sedere davanti all'artista, tanto è lunga la fila per poterla vedere. Quelle stesse emozioni che riesce a trasmettere l'imperdibile film di Matthew Akers, che non ha nulla di agiografico ma che, al contrario, riesce a restituire pienamente la dimensione dell'aspetto fisico del lavoro d'artista e la congiunzione impossibile e ossimorica tra la disciplina crudele del corpo (ma la regia non nasconde l'aiuto di una fisioterapista), punto estremo della razionalizzazione weberiana del mondo, e la follia più pura. Potrà non piacere o far discutere, si fatica a capire dove sia collocato il confine tra arte visiva e teatro, ma si resta ammirati e, ancor di più, ci si emoziona profondamente nel seguire la traiettoria incredibile di questa straordinaria artista dalla voce androgina, che attraverso il suo lavoro ha messo in discussione tre capisaldi della cultura occidentale-industriale: il rumore (attraverso il silenzio protratto); l'ingordigia e l'avidità (attraverso il digiuno) e la produttività (attraverso la fissità delle sue performance). Un documentario che rimane scolpito nel cuore e nella mente.    

martedì 24 luglio 2012

Wrecked

anno: 2010       
regia: GREENSPAN, MICHAEL
genere: thriller
con Adrien Brody, Caroline Dhavernas, Ryan Robbins, Adrian G. Griffiths, Adrian Holmes, Lloyd Adams, Mark McConchie, Jacob Blair
location: Usa
voto: 4

Volete sapere qual è la parola che un tizio, precipitato con l'auto nel burrone di un bosco e rimasto con una gamba incastrata tra le lamiere, dice più spesso? È "fanculo". Il film diretto da Michael Greenspan e circolato in Italia soltanto in dvd non si è certo fatto notare per i fumi usciti dalla testa degli sceneggiatori per scrivere i dialoghi. Né Wrecked (letteralmente: "distrutto") si distingue per essere un film estremo, con unità di tempo, di luogo e di azione: da Prigionieri dell'oceano a Castaway fino al coevo Buried, di film così ne sono passati tanti al cinema. Qui l'unico parziale diversivo è nelle domande che fin dall'inizio il film pone allo spettatore: come è finito lì quell'uomo? Chi è? Cosa ha fatto? E, soprattutto: si salverà? Una gamba rotta, i felini predatori della foresta come potenziale minaccia, l'assenza di acqua e di cibo, l'infezione procurata da una ferita e le allucinazioni non sono un deterrente abbastanza forte rispetto alla determinazione del protagonista, del quale - in un finale sorprendente solo parzialmente - ci verrà svelata l'identità. Adrien Brody sfodera tutto il proprio talento (soprattutto mimico), che da solo però non basta a reggere il film, perché il film sostanzialmente, non c'è. Un corto sarebbe stato più che sufficiente. Persino il grande Michael Brook, in altre occasioni autore di memorabili colonne sonore, qui lavora al minimo sindacale.    

lunedì 23 luglio 2012

Diario di una schiappa (Diary of a Wimpy Kid)

anno: 2010   
regia: FREUDENTHAL, THOR  
genere: commedia  
con Zachary Gordon, Robert Capron, Rachael Harris, Steve Zahn, Connor Fielding, Owen Fielding, Devon Bostick, Chloë Grace Moretz, Karan Brar, Grayson Russell, Laine MacNeil, Alex Ferris, Andrew McNee, Belita Moreno, Rob LaBelle, Nicholas Carey, Samuel Patrick Chu, Donnie MacNeil, Samantha Page, Ava Hughes, Owen Best, Cainan Wiebe, Cole Heppell, Harrison Houde, Severin Korfer, Jennifer Clement, Karin Konoval, Raugi Yu, Kaye Capron, Jake D. Smith, Talon Dunbar, Naomi Dane, Willem Jacobson, Sean Bygrave, Maxine Miller, Taya Clyne, Nathaniel Marten, Peter New, Nikki Frazer, Greta Makena Gibson, Nathan Smith, Kinua McWatt, Dylan Bell, Madison Bell, Adom Osei, Alf Humphreys, Brent Chapman, Rylee Stiles, Ryan Grantham, Ethan Shankaruk, Jesse Wheeler, Paul Hubbard, Brett Dier, Brandon Barton, Cindy Busby, Alicia Takase Lui, Jay Sidhu, Tori Christianson, Emerald Schreier, Benjamin D. Mitchell, Haris Cash, Mariah Crudo, Alistair Abell, Tara McGuire, Aidan Gebert, Cameron Krpan, Paolo Tolfo  
location: Usa
voto: 7

Il dodicenne Greg (Gordon) è appena approdato alle scuole medie e aspira a entrare nell'annuario del'istituto distinguendosi come uno dei ragazzi più in gamba della scuola. Ma siccome è una vera schiappa, non ne indovina una. Le cose vanno persino meglio a quel ciccione del suo amico del cuore (Capron) e certo non lo aiutano i continui dispetti del fratello maggiore (Fielding) né tanto meno la malriposta fiducia in sé stesso.
Tratto dal best seller scritto da Jeff Kinney, Diario di una schiappa è un esempio di come si possa realizzare del cinema intelligente facendo sia ridere che riflettere nel raccontare con arguzia e spirito d'osservazione quel terribile rito di passaggio che è l'adolescenza. Merito anche del testo originale, la regia evita tanto la scorciatoia della commiserazione quanto quella della trivialità (non una sola parolaccia per l'intera ora e mezza di film), inanellando una dopo l'altra le tappe obbligate di quella difficile transizione: il retaggio dei giochi fanciulleschi, le prime occhiatine a quel mondo sconosciuto che è rappresentato dall'altro sesso, il timore reverenziale nei confronti dei più grandi, la crescita improvvisa dei corpi, l'amicizia, le difficoltà di comunicazione con i genitori. Il tutto viene posto sotto la lente di un'acuta lettura pedagogica che mette in guardia dall'eccesso d'ambizione, mostrando cosa davvero conti nella vita. E allora la formaggite - malattia contagiosissima che porta a emarginare gli altri -, il bullismo e le vignette animate che intarsiano continuamente il racconto fungono perfettamente da sponda a una narrazione che non perde mai il ritmo e che suscita molte risate.    

domenica 22 luglio 2012

Ratcatcher (Acchiappatopi)

anno: 1999   
regia: RAMSAY, LYNNE  
genere: drammatico  
con William Eadie, Tommy Flanagan, Mandy Matthews, Michelle Stewart, Lynne Ramsay Jr., Leanne Mullen, John Miller, Jackie Quinn, James Ramsay, Anne McLean, Craig Bonar, Andrew McKenna, Mick Maharg, James Montgomery, Thomas McTaggart, Stuart Gordon, Stephen Sloan, Molly Innes, Stephen King, John Comerford, Ann Marie Lafferty, Bessie McDonald, Leanne Jenkins, Dougie Jones, Joe McCrone, James Watson, Stephen Purdon, Marion Connell, Robert Farrell, Donnie McMillan, Lisa Taylor  
location: Regno Unito
voto: 6

L'esistenza di un preadolescente irrequieto (Eadie) della periferia più degradata di Glasgow negli anni '70 è segnata dal senso di colpa per l'uccisione di un amico, mai confessata, durante un gioco innocente. Il quotidiano del ragazzino si consuma così in un vivere ai margini, tra ambienti squallidi, la compagnia solidale di una ragazzina di poco più grande sfruttata come fosse una prostituta dalla baby-gang del quartiere, la presenza ingombrante di un padre alcolista, quella dei servizi sociali sempre fuori dall'uscio di casa e un ambiente mefitico infestato dai ratti.
Opera prima della regista scozzese Lynne Ramsay, Ratcatcher è una sorta di 400 colpi in salsa british che si muove tra realismo sociologico e racconto di formazione. Opera interessante per le sue valenze di analisi sociale, ma ellittica e in parte irrisolta, con squarci di lirismo (come nella scena in cui un topolino viene agganciato a un palloncino e spedito in orbita nel cielo) che stonano col registro tutt'altro che consolatorio dell'intero film.
Nella colonna sonora compare, tra le altre, la magnifica Cello song di Nick Drake.    

venerdì 20 luglio 2012

Italiano per principianti

anno: 2000   
regia: SCHERFIG, LONE 
genere: commedia 
con Anders W. Berthelsen, Anette Støvelbæk, Ann Eleonora Jørgensen, Peter Gantzler, Lars Kaalund, Sara Indrio Jensen, Karen-Lise Mynster, Rikke Wölck, Elsebeth Steentoft, Bent Mejding, Lene Tiemroth, Claus Gerving, Jesper Christensen, Merete Voldstedlund, Henning Jensen, Carlo Barsotti, Alex Nyborg Madsen, Steen Svare, Susanne Oldenburg, Martin Brygmann, Alexander Noval, Matteo Valese, Armando Battiston, Silvio Zanon, Radu Zaplini 
location: Danimarca, Italia
voto: 7,5

Un pastore protestante (Berthelsen) rimasto da poco vedovo, un cameriere che non sa tenere la lingua a freno (Kaalund), una pasticcera (Støvelbæk) costretta a un insopportabile menage con un padre tiranno, una parrucchiera  (Jørgensen) con una madre alcolista e in fin di vita, un cameriera (Indrio Jensen) e un portiere d'albergo (Gantzler) cronicamente timidi: è questa la fauna umana che frequenta un corso di italiano per principianti nella periferia di una cittadina danese. Le loro esistenze si intrecceranno, nasceranno nuovi amori e due sorelle si ritroveranno dopo una vita.
Opera firmata sotto l'egida del Dogma (cinema ecologico con macchina da presa rigorosamente a mano, illuminazione naturale, niente colonna sonora), Italiano per principianti è una commedia agrodolce di forte impronta realista, che alla debolezza della solitudine del singolo contrappone la potenza terapeutica del gruppo. Il crogiuolo di lingue (giustamente restituito nella versione originale e con sottotitoli) fa da sponda all'interpretazione da brivido di tutti gli interpreti, capaci di arpeggiare su tutta la tastiera emotiva con acuti di tenerezza. Strameritato premio della Giuria a Berlino 2001.    

lunedì 16 luglio 2012

Andersen - Una vita senza amore (Andersen. Zhizn bez lyubvi)

anno: 2008       
regia: RYAZANOV, ELDAR    
genere: biografico    
con Sergei Migizko, Stanislav Ryadinsky, Ivan Kharatyan, Yelena Babenko, Yevgeniya Kryukova, Liya Akhedzhakova, Valeri Garkalin, Oksana Mysina, Oleg Tabakov, Andrei Tolubeyev, Galina Tyunina, Yevgeniya Muravyova, Vjaceslav Tikhonov, Vladimir Simonov, Oksana Mysina, Liudmila Arinina, Vladimir Zeldin, Aleksandr Shirvindt, Natalya Shchukina    
location: Danimarca
voto: 4

Biopic di uno dei più grandi favolisti di tutti i tempi, il danese Hans Christian Andersen. Nato da una famiglia poverissima e orfano di padre, fin da fanciullo Andersen mostrò uno spiccato interesse per il canto e per il teatro, a dispetto della sua scarsissima alfabetizzazione che lo portò al ginnasio con enorme ritardo. Da lì ai salotti buoni di Copenhagen, alle prime piece di grande successo e all'amore per le favole che avrebbe generato racconti immortali come L'acciarino, Il brutto anatroccolo, La piccola fiammiferaia e Il soldatino di stagno. Fama e successo non sarebbero bastati a farne un uomo felice, costretto per tutta la vita, anche a causa della sua bruttezza, a innamorarsi senza essere ricambiato e a occultare la difficile presenza di una sorella dedita alla prostituzione.
La produzione russa di questo film che si muove spesso tra il kitsch e il balordo si attesta su una messa in scena completamente piatta, da sceneggiato televisivo, con qualche raro guizzo malposto in cui le favole irrompono in un flusso narrativo costruito su continui flashback e flashforward. Un'occasione persa per raccontare il cantore dell'emarginazione, sia essa persona, cosa o animale, che rimase sempre grato alla famiglia ebrea che se ne prese cura. I troppi siparietti canori e le frequenti escursioni su registri grotteschi - nelle loro palesi pretese di originalità - non aggiungono nulla al valore di un film che risulta spesso patetico.    

sabato 14 luglio 2012

A Christmas Carol

anno: 2009   
regia: ZEMECKIS, ROBERT
genere: fantastico
con Jim Carrey, Steve Valentine, Daryl Sabara, Sage Ryan, Amber Gainey Meade, Ryan Ochoa, Bobbi Page, Ron Bottitta, Sammi Hanratty, Julian Holloway, Gary Oldman, Colin Firth, Cary Elwes, Robin Wright, Bob Hoskins, Jacquie Barnbrook, Lesley Manville, Molly C. Quinn, Fay Masterson, Leslie Zemeckis, Paul Blackthorne, Michael Hyland, Kerry Hoyt, Julene Renee, Fionnula Flanagan, Raymond Ochoa, Callum Blue, Matthew Henerson, Aaron Rapke, Sonje Fortag
location: Regno Unito
voto: 7,5

Alla vigilia di Natale l'avarissimo Scroodge (Carrey) riceve la visita di tre spiriti che rappresentano passato, presente e futuro. Le tre entità soprannaturali gli mostrano cos'è stata, cos'è e cosa sarà la sua vita se continuerà a comportarsi in maniera tanto dissennata e avida.
Tratto da un racconto di Charles Dickens, il terzo film in motion capture (dopo Polar Express e La leggenda di Beowulf) di Zemeckis assembla la classicità del racconto con la modernità delle tecniche di ripresa e il 3D. Se il primo funziona con molti limiti e non va oltre l'apologo morale, la seconda rappresenta un passo in avanti rispetto alle due opere precedenti, con una ridda di trovate visive impressionanti che restituiscono appieno il senso di magia del cinema: il film è tutto un virtuosismo, un'invenzione su dove piazzare la macchina da presa senza perdere nemmeno per un attimo la capacità di meravigliare, tanto riesce a rendere reale ogni singola giuntura del corpo nodoso di Scroodge.    

mercoledì 11 luglio 2012

La leggenda di Beowulf (Beowulf)

anno: 2007   
regia: ZEMECKIS, ROBERT 
genere: fantastico 
con Ray Winstone, Anthony Hopkins, John Malkovich, Robin Wright Penn, Brendan Gleeson, Crispin Glover, Angelina Jolie, Shay Duffin, Alison Lohman, Sebastian Roché 
location: Danimarca
voto: 6,5

Il regno di re Hrothgar (Hopkins) vive costantemente l'incubo di un mostro insofferente ai rumori e che reagisce facendo regolarmente stragi. Per risolvere la faccenda viene chiamato il leggendario eroe Beowuf (Winstone), che uccide il mostro. Ma siccome ogni scarrafone è bello a mamma sua, anche in questo caso la mamma del mostro (Jolie, treccia vertiginosa e tacchi a spillo incorporati nella pelle) non è tanto contenta: seduce l'eroe e si fa ingravidare. Anni dopo, quando Beowulf ha rilevato la corona dell'anziano re ormai defunto, il figlio di quell'unione sciagurata si ripresenta sotto forma di drago e stavolta Beowulf avrà l'occasione per riscattare i meriti che si era preso senza averli affatto conquistati sul campo, quando lasciò che tutti credessero che la madre del mostro fosse morta.
Girato, come il precedente Polar Express, in motion capture (la tecnica che trasforma gli attori in cartoni animati), il film che parte dal notissimo poema nordico medievale (ambientato nella Danimarca del 500) è una fiaba estremamente cruenta, che non risparmia nessuna atrocità tanto è compiaciuto il crudo occhio iperrealista che governa le riprese. Il film di Zemeckis è destinato a farsi ricordare per la girandola di effetti speciali e la indubbia qualità della trovate di regia e non certo per la pochezza dei contenuti, più preoccupati di creare un effetto videogioco che della dimensione psicanalitica del racconto.    

martedì 10 luglio 2012

Cena tra amici (Le Prénom)

anno: 2012       
regia: DE LA PATELLIERE, ALEXANDRE * DELAPORTE, MATHIEU 
genere: commedia 
con Patrick Bruel, Valérie Benguigui, Charles Berling, Guillaume De Tonquedec, Judith El Zein, Françoise Fabian, Yaniss Lespert, Miren Pradier, Alexis Leprise, Juliette Levant, Bernard Murat 
location: Francia
voto: 8

A casa di un'affiatata coppia parigina di ultraquarantenni, intellettuali di sinistra, sono invitati gli amici di una vita: il fratello di lei (Bruel), con la sua compagna perennemente in ritardo (El Zein), e uno scapolone (De Tonquedec) che è primo trombone nell'orchestra radiofonica parigina. La notizia è che il fratellone ha finalmente deciso quale nome dare al nascituro.  il nome suscita un tale scandalo che da lì parte un'escalation di logomachie, provocazioni, battaglie all'ultima stoccata che disseppellirà quanto i 5 si sono taciuti per anni.
La commedia di De La Patelliere e Delaporte, dopo avere fatto il tutto esaurito ai botteghini francesi per due anni, passa dal teatro al cinema con gli stessi attori che ne hanno decretato il successo. Originalissima fin dalle primissime inquadrature (per quanto un po' pretestuose ai fini del racconto), Cena con gli amici è quanto di meglio possa sfornare la commedia francese: un mix tra umorismo e arguzia intellettuale che sta tra Carnage e quel capolavoro dimenticato di William Friedkin che è Festa per il compleanno del caro amico Harold. Stesso impianto teatrale, stesso climax che passa dal tono faceto e amichevole allo psicodramma, stessa caratterizzazione a tutto tondo dei personaggi e analisi delle dinamiche di gruppo. Il quid in più sono le battute a raffica: non fai a tempo a recepirne una che ne arriva immediatamente un'altra. Ma non la senti per il fragore di risate che scoppia in sala.    

domenica 8 luglio 2012

Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo (Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull)

anno: 2008   
regia: SPIELBERG, STEVEN  
genere: avventura  
con Harrison Ford, Cate Blanchett, Karen Allen, Shia LaBeouf, Ray Winstone, John Hurt, Jim Broadbent, Igor Jijikine, Dimitri Diatchenko, Ilia Volok, Emmanuel Todorov, Pavel Lychnikoff, Andrew Divoff, Venya Manzyuk, Alan Dale, Joel Stoffer, Neil Flynn, V.J. Foster, Chet Hanks, Brian Knutson, Dean Grimes, Sasha Spielberg, Nicole Luther, Sophia Stewart, Chris Todd, Dennis Nusbaum, T. Ryan Mooney, Audi Resendez, Helena Barrett, Carlos Linares, Gustavo Hernandez, Maria Luisa Minelli, Nito Larioza, Ernie Reyes Jr., Jon Valera, Kevin Collins, Robert Baker  
location: Brasile, Perù, Usa
voto: 47

In piena guerra fredda (siamo nel 1957) il professor Jones (Ford) parte con il giovane Mutt (LaBeouf), un ragazzo dalla testa calda, alla volta del Perù, per cercare di risolvere l'enigma del teschio di cristallo di Akator che, secondo la leggenda, permetterebbe a chi lo decifra di dominare il mondo con poteri straordinari. È per questo che i due si trovano costantemente con i sovietici alle calcagna, guidati a loro volta dalla perfida Irina (Blanchett).
Come sempre accade per gli episodi della serie di Indiana Jones (questo è il quarto, arrivato a quasi vent'anni dal precedente), la trama è solo un pretesto per dare fondo a ogni forma di immaginazione. E qui Spielberg ne tira fuori a palate, tra scenografie sontuose e riprese spettacolari fin dalla prima inquadratura, capolavori di computer grafica e veri capolavori ingegneristici. Nella memoria rimangono moltissime sequenze d'azione: dal combattimento tra spadaccini a bordo di due auto che corrono accostate all'invasione di termiti giganti, fino alle azioni devastanti di magneti potentissimi. A corredo colori sgargianti, il lusso per qualche citazione (persino il Marlon Brando di Il selvaggio), un ritmo forsennato e un connubio con la fantascienza che non ti aspetti.    

venerdì 6 luglio 2012

Agente 007 - Al servizio segreto di sua maestà (On Her Majesty's Secret Service)

anno: 1969   
regia: HUNT, PETER R.  
genere: spionaggio  
con George Lazemby, Diana Rigg, Telly Savalas, Gabriele Ferzetti, Ilse Steppat, Lois Maxwell, George Baker, Bernard Lee, Bernard Horsfall, Desmond Llewelyn, Yuri Borienko, Virginia North, Catherine Schell, Angela Scoular  
location: Regno Unito, Russia, Svizzera
voto: 3

Partiamo dalla fine, tanto si sa che nei film di 007 la trama è solo un pretesto: James Bond (Lazemby) convola a nozze, dopo la solita, interminabile serie di sparatorie, scazzottate e inseguimenti. Sarebbe un punto di non ritorno nella saga della superspia partorita dalla fantasia di Ian Fleming, se non fosse che il matrimonio dura il tempo di un bacio, lasciando presagire un sequel che non sarebbe mai arrivato. È questo forse l'unico vero elemento di un film che peraltro ha fatto discutere, dal momento che, stando a quanto racconta Leonard Maltin, Al servizio segreto di sua maestà verrebbe considerato dai fan addirittura come uno dei migliori della serie, mentre notoriamente - ce lo ricorda anche Tullio Kezich - il romanzo dal quale il film prende spunto fu scritto da un Fleming ormai vecchio e stanco.
Il pretesto narrativo è il solito: c'è il solito plutocrate cattivo che vuole annientare il mondo. Questa volta ha il volto di Telly Savalas, che quattro anni più tardi sarebbe diventato famosissimo come tenente Koyak, il quale vuole scatenare una guerra batteriologica. L'unico che può fermarlo è il dotatissimo James Bond, alias 007, che lo insegue sulla alpi svizzere dopo essere passato per Inghilterra e Russia. Primo e ultimo film con l'australiano George Lazemby, che avrebbe restituito il testimone a Sean Connery per l'ultima volta nel successivo episodio: un interprete troppo opaco, poco carismatico, neanche troppo bello, messo a servizio di sua maestà ma anche di un film senza nerbo, che si fa ricordare soltanto per le insistite scene di inseguimento sugli sci e sul bob e per una rocambolesca fuga da una funivia, ma che regala pochissimo humour e nessun gadget tecnologico.