sabato 22 marzo 2008

Colpo d'occhio

anno: 2008       
regia: RUBINI, SERGIO
genere: drammatico
con Sergio Rubini, Riccardo Scamarcio, Vittoria Puccini, Richard Sammell, Paola Barale, Emanuele Salce, Giancarlo Ratti, Giorgio Colangeli, Alexandra Prusa, Flavio Parenti
location: Italia
voto: 2

C'è un tizio con gli occhi da pesce lesso e lo sterno carenato (Scamarcio) che vorrebbe tanto fare l'artista. Un bel giorno conosce Gloria (Puccini), una parassita figlia di papà la cui presenza nel film richiederebbe il visto della censura, tanto sono vicine alla copula pedofila le scene in cui posa nuda, mostrando fattezze totalmente infantili. La parassita da 10 anni se la intende col suo mentore (Rubini), un critico d'arte talmente incline alle maniere democratiche che per chiamare un cameriere in un ristorante schiocca le dita. Il tizio con lo sterno carenato, quello che vorrebbe fare l'artista ma che è capace solo di fare il piacione, si mette con la parassita, con buona pace del critico d'arte. I due vanno a vivere al centro di Roma, in una casa barocchissima e damascata con vista sul Pantheon e pigione a equo-canone fermo agli anni Sessanta. Il piacione comincia a fare le sue prime mostre d'arte contemporanea e tutto sembra andare a gonfie vele. Ma è tutto un inghippo: il critico si sta lentamente e sadicamente vendicando del suo rivale per riprendersi la giovane amata.
Non è un film di fantascienza ma ci somiglia molto questa opera numero 9 di Sergio Rubini: gli attori fanno rimpiangere l'espressività di ET, la deriva noir della trama sembra scritta da Ken Kesey nel pieno di un delirio allucinogeno e la musica di Pino Donaggio risulterebbe tonitruante persino in un eventuale remake di 2001, odissea nella spazio. Il resto è paccottiglia raccogliticcia e già vista, che infila un mix tra Piano piano dolce Carlotta (il segreto custodito di un'opera truffaldina), Cape fear (la vendetta pianificata con cura), e Il gioco di Ripley (il "sordido" mondo dell'arte visto dal di dentro) con risultati semplicemente disastrosi.    

venerdì 21 marzo 2008

Racconto d'inverno

anno: 1991   
regia: ROHMER, ERIC 
genere: commedia 
con Charlotte Very, Frédéric Van Den Driessche, Michel Voletti, Herve' Furic, Christiane Desbois, Rosette, Ava Loraschi, Jean-Luc Revol, Haydee Caillot, Jean-Claude Biette, Marie Rivière, Eric Wapler, Diane Lepvrier, Daniel Tarrare, Gaston Richard, Francois Rauscher, Roger Dumas, Daniele Lebrun, Maria Coin, Edwige Navarro 
location: Francia   
voto: 3,5

Basta un lapsus nel riferire il proprio indirizzo e la giovane Felicie (Very), parrucchiera di Parigi, si trova a smarrire le tracce del suo neofidanzato (Van Den Driessche) conosciuto durante una vacanza e con una bambina sua cresciuta nonostante tutto. Quattro anni più tardi Felicie si arrabatta tra un compagno troppo intellettuale per le sue esigenze e un parrucchiere verso il quale non ha un gran trasporto. Ma il fato vuole che sull'autobus, dopo tanto tempo, incontrerà di nuovo Charles.
Verboso, magniloquente, con digressioni continue di cultura sopraffina, Racconto d'inverno è un film che potrebbe benissimo fare a meno della pista video, tanto è radiofonico e refrattario a una forma sepur minima di impaginazione cinematografica. Nel film non c'è una sola inquadratura che non sia elementare, l'immagine è "sporca", il montaggio è di livello amatoriale e anche la consueta leggerezza del cinema di Rohmer non ha la brillantezza di altre occasioni. Quanto basta per questo secondo Racconto delle quattro stagioni una delle sue opere meno riuscite.

lunedì 10 marzo 2008

Come le formiche - Wine and kisses

anno: 2007   
regia: BORRELLI, ILARIA   
genere: commedia   
con Galatea Ranzi, Patrizia Pellegrino, Enrico Lo Verso, F. Murray Abraham, Philippe Caroit, Bernadette Peters, Luis Molteni, Vittorio Viviani, Stefano Antonucci   
location: Italia
voto: 1   

Sveva (Ranzi) è un'enologa umbra sulla trentina che vorrebbe salvare la vigna che per anni era stata curata da sua madre, ormai morta. Il suo sogno è quello di produrre un vino specialissimo. Ma il coronamento delle sue speranze è messo a durissima prova dalle difficoltà finanziarie, dal disinteresse del padre, dall'idiozia della sorella (Pellegrino), dalle pressioni dei creditori, dalle velleità del marito e dalle stramberie della figlia, perennemente impegnata a fantasticare sulle differenze tra il mondo degli umani e quello delle formiche.
Capita una volta ogni dieci anni di vedere un film insulso come questo: dall'idea di Patrizia Pellegrino (una che in passato ha regalato al cinema perle come Dance music, Italian boys, Se tutto va bene siamo rovinati e Vacanze d'estate) e dalla regia di Ilaria Borelli (che aveva già firmato il pessimo Mariti in affitto, servita anche in quel caso da un'attrice di grosso calibro come Maria Grazia Cucinotta) escono soltanto berci, cachinni, battutine sciocche e insipide. La recitazione è impossibile da descrivere a parole: bisogna guardare il film per capire quali misteri si nascondano dietro il cinema italiano e perchè gente come Galatea Ranzi debba essere considerata un'attrice. Davanti a film come questo un solo grido è possibile: 10-100-1000 Vanzina!    

domenica 2 marzo 2008

I marciapiedi di New York (Sidewalks Of New York)

anno: 2000   
regia: BURNS, EDWARD 
genere: commedia 
con Edward Burns, Rosario Dawson, Dennis Farina, Heather Graham, David Krumholtz, Brittany Murphy, Stanley Tucci, Leydon Campbell, Nadia Dajani, Callie Thorne, Aida Turturro, Michael Libby Langdon 
location: Usa   
voto: 6

Romanticismo, confusione, conformismo, tradimenti, sesso, ingenuità, tecniche di rimorchio: questo e molto altro ancora emerge dalla finta inchiesta di questo indovinato film di Edward Burns (anche co-protagonista), che rovista tra splendori e miserie di tre giovani coppie newyorchesi, le cui esistenze finiscono per intrecciarsi. Tra mockumentary e commedia rosa, il film di Burns è scritto con mano leggera e pungente, dando spazio a un campionario umano credibile e variegato: il portiere d'albergo, l'agente immobiliare, l'odontoiatra, il figlio di papà, la maestra elementare, la cameriera di un pub, il vecchio puttaniere: è attorno a loro e ai loro amici che ruota un film aggraziato al quale manca soltanto il coraggio per osare qualcosa di più.    

sabato 1 marzo 2008

Die Hard: Vivere o morire (Live Free or Die Hard)

anno: 2007   
regia: WISEMAN, LEN  
genere: poliziesco  
con Bruce Willis, Timothy Olyphant, Justin Long, Maggie Q  , Cliff Curtis, Jonathan Sadowski, Andrew Friedman, Kevin Smith, Yorgo Constantine, Cyril Raffaelli, Chris Palermo, Mary Elizabeth Winstead, Sung Kang, Zeljko Ivanek, Christina Chang, Yancey Arias, Rick Cramer, Edoardo Costa, Joe Gerety, Kurt David Anderson, Rosemary Knower, Jake McDorman, Matt O'Leary, Tim Russ, Chris Ellis  
location: Usa
voto: 5

Un ex agente dell'FBI (Olyphant) sfrutta un codice sorgente creato da un hacker per violare i giganteschi server nei quali, a Washington, sono contenuti i dati relativi a tutte le transazioni finanziarie degli interi Stati Uniti d'America. L'agente di polizia John McClane (Willis), che ha il compito di scortare l'hacker per evitare il peggio alla nazione, si trova sotto il fuoco di fila di gente armata fino ai denti e determinata a portare a termine la "missione".
A vent'anni dal primo episodio, Bruce Willis torna a vestire per la quarta volta i panni dell'agente McClane. La sua prova intensa e muscolare non basta a bilanciare l'esiguità della trama, che frulla citazioni dal genere poliziesco (Il braccio violento della legge, Distretto 13: le brigate della morte, Un colpo all'italiana) in salsa informatica, come va di moda da qualche tempo. Lo spessore di film come questo - alla stregua dei tanti capitoli di James Bond o della serie di Mission Impossible, eccetera, si misura secondo due parametri: la tenuta della trama e le scene ad alto tasso adrenalinico. In Vivere o morire la trama è sfibrata e sembra insistere su meccanismi ridondanti, e le scene memorabili sono appena un paio: una lotta all'ultimo sangue nel vano di un ascensore e un inseguimento tra un aereo da guerra e un autoarticolato lungo un'arteria stradale metropolitana. Troppo poco per aspirare alla sufficienza. Effetto stroboscopico