martedì 28 novembre 2006

Flags of our fathers

anno: 2006       
regia: EASTWOOD, CLINT 
genere: guerra
con Ryan Phillippe, Adam Beach, Jesse Bradford, Jamie Bell, Joseph Cross, Neal McDonough, Paul Walker, Barry Pepper, Jason Gray-Stanford, Matt Huffman, Robert Patrick, Stark Sands, Tom Verica, Ken Watanabe, Gunnarr Baldursson, Judith Ivey, Annette Chéri, Jim Cantafio, John Henry Canavan, Joe Michael Burke, Alex Bickle, Tom Beaver, James E. Ash, Melanie Lynskey, Jóhann G. Jóhannsson, Beth Grant, Pamela Fischer, Hank Fields, Beth Tapper, Grétar Sigurdsson, Angelina Riposta, Topher Rhys, Sean Moran, Jayma Mays, Alessandro Mastrobuono, Grant Linscott, Brian Kimmet, V.J. Foster, Kirk B.R. Woller, Dustin Wilkinson, Myra Turley, Georgiana Jianu, Sigurdur Hilmar Gudjonsson, Björgvin Franz Gíslason, David Foster, Daniel Forcey, Ron Fassler, Brandon DeShazer, Ingimar Björn Davidson, David Hornsby, John Benjamin Hickey, Kevin Chapman 
location: Usa
voto: 5


Compiuto il giro di boa dei settant'anni, il vecchio Clint Eastwood può permettersi di raccontarci qualsiasi cosa con il suo stile personalissimo. In Flags of our fathers le bandiere del titolo sono quelle che un manipolo di soldati piantarono in Giappone durante la durissima battaglia di Iwo Jima. La foto dei sei militari che issano la bandiera divenne una delle immagini belliche più note di tutto il novecento. Eastwood prende spunto da quell'episodio per raccontare la retorica della guerra, il tentativo riuscito di plagiare un popolo stanco di vedere combattere i propri ragazzi. La messa in scena si snoda su diversi piani temporali, guidati dalla voce narrante del figlio di uno dei protagonisti di quella impresa che fu tutt'altro che eroica. Eastwood mette molta carne al fuoco: l'amicizia, le scene di combattimento - una lezione di regia destinata all'immortalità - le pagliacciate kitsch tipicamente americane, i risvolti razzisti nei confronti di uno dei sei "eroi", un nativo americano. Tanto, troppo e troppi talenti (Eastwood alla regia, Haggis - premio Oscar per Crash - alla sceneggiatura e Spielberg alla produzione): una tale mole narrativa che soffoca gli obiettivi del film e finisce col fare la retorica dell'antireterica.
Oscar ad Alan Robert Murray e Bub Asman per il miglior montaggio sonoro.    

giovedì 23 novembre 2006

L'amico di famiglia

anno: 2006   
regia: SORRENTINO, PAOLO  
genere: grottesco  
con Giacomo Rizzo, Fabrizio Bentivoglio, Laura Chiatti, Gigi Angelillo, Clara Bindi, Nicola Grittani, Francesco Grittani, Marco Giallini, Lorenzo Gioielli, Alina Nedelea, Roberta Fiorentini, Geremia Longobardo, Fabio Grossi, Barbara Valmorin, Lorenzo Sorrentino, Giorgio Colangeli, Barbara Scoppa, Elias Schilton, Luisa De Santis, Lucia Ragni  
location: Italia   
voto: 8,5

Convinto di essere una specie di "amico di famiglia" dal cuore d'oro, il sessantenne Geremia (uno stratosferico Giacomo Rizzo, qui alla sua prima prova da protagonista) vive con la madre inferma in una topaia a Sabaudia, sull'Agro Pontino. Si mantiene facendo l'usuraio, è laido e incline a ogni bassezza, verboso, tronfio e apostrofa indistintamente tutti con "fratello caro" o "sorella cara". È così avaro da non voler spendere neppure i soldi per un analgesico, sicché se ne va in giro con una bandana che avvolge delle patate, secondo un rimedio popolare contro il mal di testa. Ha (forse) un solo amico (Bentivoglio), un antieroe solitario da film western che vive in una sorta di eremitaggio in un camper. Sarà lui, insieme a una ragazza volitiva (Chiatti), a dargli la lezione che merita, sottraendogli tutti gli averi.
Fin dalle prime inquadrature Sorrentino - che conferma una particolare attrazione verso i personaggi borderline - squaderna davanti agli occhi dello spettatore tutto il suo talento: Sabaudia viene ritratta da Luca Bigazzi come i quadri di De Chirico e la fantasia del regista spazia intorno all'immaginazione di una metafisica dell'orrore. Ciò che non convince, in questo film sgradevole eppure pieno di fascino, è l'eccesso di stile. Sembra che Sorrentino non abbia fatto che riprendere il suo lavoro precedente - Le conseguenze dell'amore - riscrivendolo in negativo: tanto era laconico il Servillo di quel film, tanto è logorroico Rizzo, che parla sentenziosamente e pontifica su qualsiasi cosa (i dialoghi sono comunque magnifici); in entrambi i film il centro di gravità è il denaro, con la differenza che lì era un mezzo, qui un fine. E poi ci sono la solitudine del protagonista, una storia d'amore impossibile, la bassezza dei tempi in cui viviamo. Gran film, verrebbe da dire, se non fosse che il regista si è fatto prendere la mano da un eccesso di talento e di virtuosismo. I nuovi mostri sono qui. Vengano signori.    

lunedì 13 novembre 2006

A casa nostra

anno: 2006   
regia: COMENCINI, FRANCESCA 
genere: drammatico 
con Valeria Golino, Luca Zingaretti, Giuseppe Battiston, Laura Chiatti, Luca Argentero, Teco Celio, Fabio Ghidoni, Cristina Suciu, Valentina Ludovini, Bebo Storti, Paolo Bessegato, Teresa Acerbis, Elena Bellini    
location: Italia
voto: 7 

"I soldi danno alla testa", dice un'infermiera al suo giovane marito, passato da magazziniere a prestanome per conto di uno speculatore finanziario. I soldi sono il centro di gravità dell'ennesimo film impegnato di Francesca Comencini, nel quale - in una Milano inguardabile - si incrociano le vite di vari personaggi: un capitano di Finanza (Valeria Golino) che sta alle costole del banchiere senza scrupoli (Zingaretti), che ha un'amante con velleità da letterina (Chiatti). La ragazzina per vendetta finisce a letto con il magazziniere, che viene reclutato per un sordida operazione finanziaria. Ma c'è anche l'impiegato a una pompa di benzina che si invaghisce di una prostituta e una coppia anziana, i genitori del ragazzo di cui Valeria Golino è innamorata.
Film corale di stampo altmaniano, a metà strada tra Crash e L'aria serena dell'Ovest, A casa nostra è un'efficace istantanea per raccontare l'Italia dell'inizio del terzo millennio, dove contano denaro e apparenza ma dove continuano a resistere valori e morale. La troppa carne al fuoco (ci sono i temi dei sentimenti, della genitorialità, c'è il risvolto giallo, la prostituzione, le adozioni facili, eccetera) tolgono limpidezza a un film di forte impatto. Da applausi quasi tutto il cast, con la Golino, Zingaretti e Battiston davvero da ovazione.