domenica 29 agosto 2004

Terra di confine (Open range)

anno: 2004       
regia: COSTNER, KEVIN 
genere: western 
con Kevin Costner, Robert Duvall, Annette Bening, Michael Gambon, Michael Jeter, Diego Luna, James Russo, Abraham Benrubi, Dean Mcdermott, Kim Coates, Patricia Benedict, Guy Bews, Chad Camilleri, Tom Carey, Alexis Cerkiewicz, Lorette Clow, Diego Del mar, Tim Koetting, Herb Kohler, Peter Macneill, Billy Morton, Julian Richings, Kurtis Sanheim, Cliff Saunders, Greg Schlosser, Patricia Stutz, Ian Tracey, Rod Wilson, Alex Zahara 
location: Usa
voto: 6 

Boss (Duvall) e Charley (Costner) sono due mandriani nomadi che viaggiano con due giovani sodali. Per campare non chiedono altro che lasciar pascolare liberamente le loro vacche nelle terre che sono di tutti. Non sembrano pensarla così Denton Baxter (Gambon) e i suoi uomini, che fanno il bello e il cattivo tempo in una cittadina dell'ovest. Sicché gli sgherri di Baxter fanno razzia al carro dei quattro e uccidono uno di loro. Boss e Charley chiedono giustizia: si troveranno a ingaggiare una furiosa sparatoria dalla quale usciranno vittoriosi e con la cittadinanza locale dalla loro parte, a cominciare dalla sorella del medico del luogo (Bening), che si innamora di Charley.
In gran parte autoprodotto, il film tratto dalla sceneggiatura di Craig Storper è un ritratto epico della vita dei vecchi cowboys (siamo intorno al 1890) che non aggiunge però molto ad altri film di genere. Al crocevia tra Il cavaliere pallido, Sfida all'OK Corrall e Gli spietati, Terra di confine incardina nel racconto l'inevitabile sbavatura alla melassa a tono sentimentale, inutile per un western sobrio, girato nelle magnifiche praterie canadesi, complessivamente ben fatto.    

mercoledì 25 agosto 2004

La spettatrice

anno: 2004   
regia: FRANCHI, PAOLO  
genere: drammatico  
con Barbora Bobulova, Andrea Renzi, Brigitte Catillon, Roberto Buttafarro, Marco Quintili, Franco Zuliani  
location: Italia
voto: 8

Valeria (Bobulova) è una giovane traduttrice in simultanea che vive a Torino. Passa le serate a spiare, dal buio della sua stanza, la vita di Massimo (Renzi), farmacologo quarantenne che vive solo con l'amatissimo cane. Quando Massimo viene trasferito a Roma, Valeria non ci pensa due volte a mollare tutto per seguirlo, a insaputa di lui, nella capitale. Qui entra dapprima nella vita di Flavia (Catillon), una docente di diritto compagna di Massimo, e quindi dello stesso Massimo, senza mai riuscire a esprimergli i suoi sentimenti.
Al suo primo lungometraggio, Paolo Franchi realizza un piccolo capolavoro d'ambientazione, in cui i temi dell'ineffabilità dei sentimenti e dell'incapacità di comunicarli rimanendone spettatori sono raccontati con sorprendente lucidità. La sceneggiatura è impeccabile, senza alcunché di pletorico, calibratissima nel non cedere il passo all'oleografia né al sentimentalismo più vieto. Attori tutti ugualmente straordinari per questo film sui paesaggi oscuri dell'anima e di due città così lontane e così vicine. Brigitte Chatillon è doppiata da Licia Maglietta.

mercoledì 11 agosto 2004

Bowling a Columbine

anno: 2002   
regia: MOORE, MICHAEL 
genere: documentario    
con Michael Moore, Marylin Manson    
location: Usa
voto: 8    

Due adolescenti imbracciano delle semiautomatiche e fanno una strage tra i loro compagni di scuola alla Columbine. Un bambino di 6 anni trova una pistola in casa e uccide una compagna di classe. Sono soltanto due delle oltre unidicimila morti per arma da fuoco che annualmente consolidano questo triste primato degli Stati Uniti d'America. Davvero troppe se confrontate con le due morti con la stessa causa del Canada, paese di cacciatori nel quale molti hanno un fucile in casa. Di chi è la colpa di questo massacro? Col consueto berretto da baseball calato sul capo e la mole pachidermica, prova a dircelo lo stesso Michael Moore, intervistando gente qualunque e rock star dal linguaggio aggressivo come Marilyn Manson, o entrando in casa di esaltati delle armi come l'attore Charlton Heston. Con una lucidità strabiliante, Moore mette a nudo l'indole che da sempre governa l'ethos dell'americano medio: un'indole sostanzialmente guerrafondaia, che alimenta un prosperosissimo giro d'affari sulle armi e sulle munizioni, che favorisce contraddizioni allucinanti come nel caso del rapporto con il terrorismo. Un film ad altissimo potenziale educativo di uno dei registi maledetti americani, giustamente premiato in moltissime manifestazioni cinematografiche, tra cui Cannes.    

lunedì 9 agosto 2004

Il laureato (The graduate)

anno: 1967   
regia: NICHOLS, MIKE  
genere: drammatico  
con Anne Bancroft, Dustin Hoffman, Katharine Ross, William Daniels, Murray Hamilton, Elizabeth Wilson, Brian Avery, Walter Brooke, Norman Fell, Alice Ghostley, Buck Henry, Marion Lorne          
location: Usa
voto: 8

Benjamin Braddock (Hoffman, qui al suo esordio da protagonista) è il rampollo ventenne di una facoltosa famiglia californiana. Annoiato dalla vita e incerto sul domani, si lascia pigramente sedurre da un'amica di famiglia di mezza età, la signora Robinson (Bancroft). La tragedia deflagra non appena Ben si innamora di Elaine Robinson (Ross), figlia della sua amante. Elaine fugge a Berkeley, improvvisa un matrimonio col primo venuto ma - una volta sull'altare - scapperà con Ben in un memorabile finale aperto.
Sceneggiato da Calder Willingham e Buck Henry basato su un romanzo di Charles Webb, Il laureato è un film entrato nella leggenda della storia del cinema. Il torpore perbenista degli americani si trasformò in un brutto risveglio davanti al tema di un rapporto così "vizioso" intrattenuto da un ragazzo di buona famiglia. Ma i meriti del film di Nichols sono soprattutto altri: per primo, la capacità di mettere in scena l'inquietudine del  protagonista, che risolve vicariamente il problema del passaggio alla vita adulta innescando una relazione clandestina. In seconda battuta, la scelta di uno stile straniato, che privilegia i prolungati momenti di silenzio autistico nei quali si chiude un sorprendente Dustin Hoffman. Ma all'immortalità del film hanno contribuito - più di tutti - le eccelse canzoni di Simon & Garfunkel. Clamorosamente sbagliato il titolo in italiano: il graduate americano è di poco superiore al nostro diploma di maturità. Oscar per la regia.    

mercoledì 4 agosto 2004

Essere John Malkovich (Being John Malkovich)

anno: 1999       
regia: JONZE, SPIKE   
genere: grottesco   
con John Cusack, Catherine Keener, Cameron Diaz, John Malkovich, Orson Bean, Mary Kay Place, Charlie Sheen, Ned Bellamy   
location: Usa
voto: 5   

Cosa potrà mai trovare al settimo piano e mezzo di un edificio di New York, nel quale gli uffici hanno i soffitti così bassi da costringere gli impiegati a camminare curvi, un burattinaio visionario (Cusack) al suo primo lavoro "vero"? Risposta: la via per arrivare nella testa di John Malkovich. Sì, proprio lui, l'attore. La scoperta diventa un business, il burattinaio si impossessa della coscienza di Malkovich finché Malkovich stesso - in una sequenza memorabile - non entra nel buco della sua stessa mente.
Al suo film d'esordio, Adam Spiegel (alias Spike Jonze) - che ha lavorato sul copione di Charlie Kaufman - adotta metafore fin troppo chiare: il burattinaio, la visione, il desiderio di immortalità che si esprime attraverso il passaggio fisico nel corpo dell'attore e che ne rendono chiari gli intenti di "apologo a diversi piani sui temi dell'identità e del narcisismo" (Morandini). Geniale e visionario, il film è però ipertrofico al punto da risultare pletorico. Un po' meno ambizione non avrebbe guastato…