martedì 23 settembre 2003

Liberi

anno: 2003       
regia: TAVARELLI, GIANLUCA MARIA   
genere: drammatico   
con Elio Germano, Nicole Grimaudo, Luigi Maria Burruano   
location: Italia
voto: 3   

Liberi, sì, ma da che cosa? A Pescara, Papà Cenzo (Burruano) dopo una vita in fabbrica viene "liberato" dal lavoro e si ricicla come lavoratore socialmente utile, l'epigrafe ipocrita appiccicata a chi è destinato a una vita da precario. Suo figlio Vincenzo (Germano), appena 22enne, cerca fortuna sul litorale, dopo essersi liberato dalla famiglia allo sfascio. Qui conosce Genny (Grimaudo), che proprio grazie a Vincenzo riuscirà a liberarsi dalla sua "sindrome da attacchi di panico" e a riprendere una vita normale.
Scritto dal regista con Leonardo Fasoli e Angelo Carbone, Liberi è un'opera implosa, didascalica, statica, nella quale il pretesto per raccontare il processo di liberazione dei tre protagonisti è farraginoso al punto da annoiare lo spettatore. Un film sbiadito nel quale l'unica nota di colore è il quarto d'ora in cui un grande Burruano mette in scena tutto il dolore di papà Cenzo, un uomo che col lavoro ha perso anche gli affetti.    

venerdì 5 settembre 2003

La polveriera (Pure baruta)

anno: 1998   
regia: PASKALJEVIC, GORAN    
genere: drammatico    
con Lazar Ristovski, Miki Monojlovic, Mirjana Jokovic, Sergej Trifunovic, Nikola Ristanovski, Nebojsa Glogovac, Marko Urosevic, Bogdan Diklic, Dragan Nikolic, Mira Banjac, Danil Bata Stojkovic, Velimir Bata Zivojinovic, Nebojsa Milovanovic, Aleksandar Bercek, Vojislav Brajovic, Ana Sofrenovic, Ivan Bekjarev, Milena Dravic, Ljuba Taudic, Toni Mihajlovski, Mirjana Karanovic, Dragan Jovanovic    
location: Jugoslavia
voto: 8    

"I Balcani sono il buco del culo del mondo e noi stiamo sulle emorroidi", afferma uno dei tanti individui da pattumiera che popolano questo film straordinario, crudo e potente dello slavo Goran Paskaljevic, autore anche del copione con Dejan Dukovski. La polveriera del titolo sono gli stessi Balcani, nei quali una fauna umana abominevole incrocia i propri tragici destini alternando il ruolo del carnefice con quello della vittima. Un ragazzo finisce in un'apocalisse per mano di un uomo al quale ha urtato il Maggiolino. Un uomo torna dalla propria donna dopo essere improvvisamente sparito e assolda per lei un'intera orchestra ma morirà per mano del nuovo compagno della sua ex. Un ragazzo prende in ostaggio un autobus in nome di un sedicente ribellismo e anche lui finisce accoppato per mano dell'autista. Un pugile che confessa al suo migliore amico le malefatte della giovinezza viene a sapere di avere avuto resa la pariglia centuplicata. Prima lo uccide, poi si suicida con una malcapitata in treno. Una doppia brutta avventura capita anche ad una ragazza finita in ostaggio nell'autobus. Un cocainomane tenterà di stuprarla e le spaccherà un dito. Un "socio" di questo è oggetto di una lapidazione vera e propria perché scambiato per un piromane e infine un taxista confessa dopo anni di essere stato il responsabile di un pestaggio ai danni di un boss malavitoso. Se l'umanità è questa, sembra dirci il regista, ovvio che da quelle terre partano sempre conflitti feroci come questa gente, come il film. Un'opera serrata, raccontata benissimo, un incrocio tra Fuori orario, Kieslowski e Bunuel, nel quale l'efferatezza delle diverse scene è così parossistica da sfiorare il grottesco. Il grado massimo della misantropia nichilista.